L’indegna farsa dell’IVA

Attualità

Disclaimer: non mi riferisco alla rimodulazione. O meglio, non solo a quella. Che resta una fregatura, ma in misura minore rispetto al fatto che questo governo ha fatto precisamente la stessa cosa di quello precedente: ha coperto l’aumento IVA con del nuovo deficit, rimandando la questione all’anno prossimo. Ma è così grave la cosa? Sì, ed ora vedremo perché. Un passo indietro, il sistema delle clausole di salvaguardia non l’ha inventato Conte. Ma se ne è servito abbondantemente in entrambi i suoi governi. In quello prima, soprattutto.

Quando ha dovuto fare un paio di giochi di prestigio per far apparire il reddito di cittadinanza e sparire un po’ di soldi degli Italiani, senza che Bruxelles protestasse poi molto. Ed il risultato è che di anno in anno la valanga si sta ingrossando e sta ingolfando tutto. Non si può fare tutto subito è il mantra del governo. Solo che, di questo passo, la cosa sarà sempre peggio.

Facciamo mente locale: quest’anno servivano 23 miliardi per bloccare l’aumento Iva. 14 saranno nuovo deficit, 7 lotta all’evasione (auguri) e 2 verranno forse dallo spread. Ovvero tutto, tranne quello che serve: un taglio strutturale alla spesa. Stiamo parlando di bazzecole, 23 su 800 e rotti. Eppure niente, lo Stato apparentemente non ha sprechi. Sembro io quando devo mettermi a dieta: tutto cibo fondamentale per il mio sviluppo psicofisico.

Eppure il bilancio pubblico e la mia bilancia privata dall’altro mi dicono che qualcosa non torna. Non torna perché se io oggi digiuno e domani digiuno, dopodomani sono punto e d’accapo con il mangiare. Anzi, peggio. Dopodomani mi ingozzerò. Idem lo stato, se fa deficit oggi, domani nr dovrà trovare 14 (fai pure 18, tanto più di 3 miliardi dall’evasione non li prenderà, perché non esistono quei soldi) più gli interessi. Che pochi che siano, sono altri soldi che si aggiungono al carico.

Soldi che nessuno ripagherà mai, quindi si accumuleranno sempre di più. E tutto per inseguire la speranza di una crescita che non ci sarà. Gli Usa si aspettano una recessione (che si sono costruiti da soli con la politica di dazi) nel 2020. questo implica che anche lo 0,4% di crescita che stanno programmando a Palazzo Chigi sia difficile da ottenere. Quanto alla speranza che lo spread resti basso, magari esiste pure, ma dipende tutto dai buoni servizi dell’Unione. In ogni caso, questa manovra sembra, ogni ora che passa, un atto interlocutorio in vista di una rottura della maggioranza in Primavera. I segnali ci sono tutti.

A partire da Di Maio che parla come Renzi: ultimatum come piovesse, nessuna richiesta di investimenti di lungo tempo, guerra alla morte sull’aumento dell’Iva (gli investimenti li vedono in pochi, gli scontrini tutti) e zero disponibilità al dialogo. In sostanza, questo governo è magicamente diventato un affare interno al PD. Con Renzi che starà ridendo in un angolo all’idea che adesso sono tutti casi di Zingaretti andarne fuori. E tutto mentre lui si prepara per una nuova tornata elettorale, sicuro di esserci in ogni caso e preparandosi a decidere in che formula, grazie all’ultimo atto di questo governo: la nuova legge elettorale.

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