Evviva, abbiamo tagliato i Parlamentari. Gioia e gaudio. Sono sicuro che sia un’alba meravigliosa anche per voi, cari amici liberali e moderati. Ma come ogni alba radiosa, l’uomo prudente pensa già a che succederà a mezzodì. Perché se il taglio è passato, il presente nasconde alcune complicazioni che un occhio non allenato potrebbe essersi perso.
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Non si voterà per qualche mese, al massimo per qualche anno. Esiste una sottile ironia nel fatto che, da Gennaio, con la promulgazione di questa riforma sarà praticamente impossibile votare, salvo che prima non si approvi una riforma elettorale. Questo potrebbe, potenzialmente significare, dover aspettare anni. Il taglio dei Parlamentari, infatti, mina alla base il principio di rappresentanza, soprattutto per le piccole Regioni. Per cui qualsiasi voto rischierebbe di essere illegittimo. Questa, se da una parte è un’assicurazione sulla vita politica di Conte, dall’altra era di per sé un’ottima motivazione per chi voleva tornare alle urne di astenersi.
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L’unico sistema elettorale ragionevole, ad oggi, è il proporzionale puro. Non si può fare un uninominale pure su collegi con 150 mila persone, ovvero due volte Pavia. Non si può da un punto vista politico, ma probabilmente anche Costituzionale. In ogni caso lo scopriremo quando il Referendum promosso dalla Lega arriva in Corte Costituzionale.
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Il Governo, apertasi la porta delle modifiche accessorie, probabilmente darà il voto più o meno a chiunque: dai minorenni agli immigrati (via ius culturae). Il tentativo è di neutralizzare gli elettorati del centrodestra.
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Bisognerà ridurre il peso delle Regioni nell’elezione del Capo dello Stato. Infatti i loro rappresentati erano penati per essere diluiti su 1000 parlamentari, non 600. Buona fortuna.
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Senza tutto quanto sopra la riforma rischia di essere dannosa per un pericoloso effetto domino di pronunce di incostituzionalità a raffica. Unito al non impensabile scenario di paralisi qualora le forze politiche non riuscissero ad accordarsi in caso di caduta anticipata del governo.
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Insomma, danziamo sul bordo del caos. Per fortuna che siamo guidati dall’esperienza di Di Maio, dal genio politico di Buffagni, dalla competenza di Toninelli, dall’equilibrio di Fioramonte, dalla decisione di Zingaretti e dallo straordinario pragmatismo di Laura Boldrini. Altrimenti saremmo rovinati.
Ma in tutto questo, cari amici, voi come intendete spendere i grassi 2,16 euro che risparmieremo dalle prossime elezioni? Attendere che sia passato un intero anno, per poterli spendere tutti in una volta? Sarete aggrediti dall’avidità e li spenderete appena vi si formeranno magicamente in tasca? Apparterrete al partito liberale e deciderete che, pagando le tasse (al contrario del 50% dei vostri concittadini) avrete diritto a spenderne 4,30? sarete pignoli e calcolerete a quanti centesimi avete effettivamente diritto? Ve ne vanterete impunemente coi vostri amici col reddito di cittadinanza?
Io sono eccitato. Quante opportunità avremo dopo le prossime elezioni. Quando saranno. Sempre il sistema regga all’euforia.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,