“Serve un cambio di rotta culturale e serve capire che fare l’imprenditore è una vocazione seria che l’Italia sta perdendo e che si sta perdendo anche qui, dalle nostre parti. Noi non esigiamo regole più tolleranti, noi non puntiamo il dito contro le Istituzioni, noi non minacciamo l’abbandono del campo: ma essere ascoltati, capiti, per generare risposte deve diventare un obbligo, non nell’interesse del settore, ma della collettività”. Così ha dichiarato Marco Dettori, Presidente di Assimpredil Ance, l’Associazione del sistema Ance che raggruppa le imprese di costruzione delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, nel corso dell’Assemblea Annuale di fronte alla platea di associati ed Istituzioni. “Le cose non avvengono per caso – ha continuato Dettori – Milano è grande perché in questi anni imprenditori come Noi hanno avuto il coraggio di scommettere sul suo futuro, perché con tenacia abbiamo percorso lunghe e mai finite procedure urbanistiche ed edilizie, perché abbiamo costruito alleanze e dato un’immagine di economia dinamica e operosa. Perché Noi abbiamo lavorato per affermare principi di correttezza, regolarità, impegno, formazione, sicurezza. Lo abbiamo fatto come Associazione, come Parte Sociale e lo abbiamo fatto insieme alla nostra bilateralità, diventando un pilastro su cui regge quella parte di deep state che tira avanti il Paese”. “Con le Istituzioni – ha affermato il Presidente di Assimpredil ANCE – c’è sempre stata ampia disponibilità al confronto, ma ogni risultato positivo per l’attività imprenditoriale è stato raggiunto con enorme fatica e remando controcorrente. I problemi sono sempre gli stessi, quelli che da anni il settore evidenzia: l’assenza di una visione strategica che ponga la crescita al centro dei valori della politica; il sistema burocratico amministrativo lontano dai tempi dell’economia; la vacuità degli impegni assunti rispetto alla capacità di misurare i risultati e intervenire con una agenda chiara delle priorità. Manca la cultura della stretta relazione tra tempo e risultato: per chi fa impresa vuol dire essere in balia della precarietà e del provvisorio; vuol dire investire, rischiare, competere in un ambiente complesso in cui viene svilita ogni velleità di programmazione e pianificazione, elementi imprescindibili per lavorare con successo”. “Noi imprenditori – ha proseguito Dettori – che abbiamo radici e storia proprio in questo territorio, chiediamo che ci sia consapevolezza sulla difficoltà di sopravvivere in un contesto che sembra anteporre il consenso politico alla crescita di chi produce, lavora, intraprende. Le opportunità che si aprono sono tantissime, eppure qualcosa in questa euforia mediatica scricchiola: lo confermano i dati di previsione del PIL di Camera di Commercio, i numeri delle transazioni, il numero delle nostre imprese che chiudono. Allora, forse, è giusto chiedersi se per il futuro non sia necessario un progetto di crescita che ponga attenzione al tessuto delle piccole e medie imprese, mettendole in condizione di poter continuare a lavorare. I grandi progetti di rigenerazione cambieranno il volto di questo territorio e porteranno vantaggi in tanti comparti. Sono però i piccoli progetti di ricucitura e di micro rigenerazione, di efficientamento energetico e ristrutturazione profonda, che saldano la città e generano sostenibilità ”. “Leggi e burocrazia che ci zavorrano, concorrenza distorta, un sistema del credito che non ci aiuta, limiti e barriere culturali della filiera al cambiamento non generano certo un contesto facile in cui fare impresa – ha concluso il Presidente di Assimpredil ANCE – ma siamo, comunque, una categoria che sa risalire sulla barca che si rovescia e la nostra resilienza è la qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare. E allora vogliamo fissare alcune priorità e rilanciare proposte concrete e fattibili, dando un tempo a chi dovrà rispondere e agire: verificheremo i risultati e faremo un fact checking che possa mettere in luce con evidenza empirica eventuali mancanze e lassismi. Questo è l’impegno che ci assumiamo verso le nostre imprese e nei confronti della società civile, partendo da 10 aree prioritarie: la semplificazione; la discrezionalità e la responsabilità della PA; i tempi dei processi autorizzativi; i costi del Fare Impresa; il prelievo fiscale; l’economia circolare e la green economy; il nuovo modello di relazioni contrattuali; il valore della legalità; gli investimenti pubblici; l’innovazione al centro della trasformazione digitale della filiera”.
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