Senza tetto, senza casa, senza diritti: quale casa per i disoccupati, per i lavoratori precari ecc.?

Milano

Inizia con un’osservazione di buon senso l’impietoso ritratto di Milano di Veronica Pujia su ArcipelagoMilano. Un’osservazione che parte pragmaticamente dal reale, per denunciare le colpevoli assenze normative, la distanza abissale dell’amministrazione dai problemi dei più fragili, l’insufficienza abitativa, la crisi economica senza soluzioni per molti. “Si consolida sempre di più, sulle pagine dei giornali, nei dibattiti pubblici, nelle dichiarazioni dei responsabili istituzionali e forse anche nell’immaginario di qualche cittadino benestante, la credenza che a Milano il miracolo si sia avverato: crescita economica, sviluppi immobiliari ad altissimo profitto, investimenti, nuove costruzioni con recupero e occupazione di ogni vuoto urbano, valori immobiliari alle stelle sembrerebbero convivere felicemente con riduzione del consumo di suolo, politiche green, lavoro ben pagato e soprattutto alloggi accessibili, canoni equi e sistemazioni accoglienti per tutti. Milano, attrattiva e inclusiva, non dimentica nemmeno gli ultimi, i perdenti che non ce l’hanno fatta, promuovendo solidarietà e accoglienza. Lo chiamano Nuovo Modello Milano.” Ma chiedeQuale casa per i lavoratori precari e sottopagati della logistica e dei cantieri della nuova crescita urbana milanese, per i rider, per i lavoratori degli hub dell’agroalimentare, per le lavoratrici della cura, per le colf che prestano servizio nel case dei milanesi ricchi? Quale casa per i disoccupati, per i lavoratori precari del mondo della comunicazione e della conoscenza, per i senza tetto costretti a vivere per strada o in luoghi abbandonati, nascosti e ai margini della città, per le persone che non possono lavorare perché inabili, per i nuclei famigliari monoreddito e per le giovani coppie, per gli studenti e per tutti coloro che sono espulsi dal mercato privato degli affitti e delle compravendite?” L’analisi è tecnicamente esauriente “A giugno, solo a seguito dell’insistenza dei Sindacati Inquilini, il Ministero degli interni ha diffuso i dati sugli sfratti in Italia: una tabella Excel che raccoglie numeri parziali e incompleti senza neppure un documento di analisi e di commento, in modo da non lasciare dubbi su quanto il tema sia ben poco importante, del tutto secondario per la politica italiana. A Milano solo nel 2018 sono state allontanate dalla propria casa con l’intervento della forza pubblica 2845 famiglie; e per ben 19430 volte un proprietario di casa ha chiesto all’Ufficiale Giudiziario di eseguire una sentenza di sfratto (la quasi totalità per morosità).” E nascono le domande più ovvie che, comunque, rimangono inevase “Nessuna analisi su quale sia l’incidenza dei fitti sui redditi delle famiglie milanesi o sulla qualità degli alloggi disponibili sul mercato immobiliare. Nessuno studio su quali siano i meccanismi che hanno determinato importi dei canoni e valori delle case e nessuna ricerca su quante siano le famiglie che vivono in alloggi in affitto o proprietà senza averne più titolo, perché sotto sfratto o perché in case pignorate dalle banche e messe all’asta”.”… Nessuno studio sui suoi costi economici e sociali. Temi fuori moda, che riguardano solo le famiglie coinvolte, le organizzazioni sindacali, i movimenti, i comitati e le associazioni che non si limitano all’assistenza o all’attività solidaristica culturale, ma assumono una responsabilità di impegno politico, nel disinteresse delle Istituzioni Pubbliche e del resto della società. Da alcuni mesi l’Assessorato alla Casa ha attivato in coordinamento con i Servizi Sociali un nuovo sportello per trovare alle famiglie sfrattate alloggi e ospitalità transitorie fino a diciotto mesi o collocazioni in albergo di un mese al massimo. Soluzioni d’emergenza utili solo a contenere nel breve periodo l’aumento dei senza tetto a Milano, altra grande questione rimossa.” E prosegue chiarendo che “…le politiche abitative si costruiscono a partire dall’analisi dei bisogni. Oggi in graduatoria a Milano ci sono circa 25.000 famiglie, a fronte di assegnazioni minime, meno di 1000 alloggi ogni anno. Per evitare queste lunghe liste d’attesa, dimostrazione dell’insufficienza delle politiche per il diritto alla casa, il meccanismo viene ribaltato: non ci sarà più un unico e lungo elenco delle famiglie aventi diritto a un alloggio pubblico e a cui l’Amministrazione riesce a rispondere in minima parte, ma una graduatoria per ogni alloggio messo a disposizione da Aler e Comune. I cittadini potranno scegliere solo 5 case e sperare di avere il punteggio più alto almeno in un caso.” Sul bando in atto, precisa  “Con la chiusura del nuovo bando la graduatoria attualmente in vigore verrà cancellata, ma il Comune di Milano non ne ha ancora informato le migliaia di famiglie che ogni anno sperano nell’assegnazione di un alloggio che abbia un costo sostenibile e “aggiornano la domanda”. Scadranno anche le oltre 2500 domande in deroga alla graduatoria presentate da famiglie che vivono una grave emergenza abitativa (sfrattati, senza tetto, famiglie che vivono in luoghi privi di condizioni igieniche e sanitarie adeguati, persone gravemente malate che necessitano di una casa per svolgere cure al domicilio). Per comprendere la scelleratezza di tale decisione, basti pensare che ad oggi il Comune di Milano è fermo all’esame delle domande delle famiglie sfrattate nel 2016 il cui nucleo familiare sia composto da almeno 4 componenti.” La conclusione sovverte l’opinione collettiva, “Il Nuovo Modello Milano, in cui fino ad oggi sembrano aver trovato casa solo rendita urbana e investitori finanziari, va rimesso radicalmente in discussione, affrontando subito il problema degli sfratti e dell’emergenza abitativa.”

1 thought on “Senza tetto, senza casa, senza diritti: quale casa per i disoccupati, per i lavoratori precari ecc.?

  1. Amaro e desolante ritratto, perfetto nella sua semplicità, di un fenomeno in costante crescita che rimane irrisolto. Molti non vogliono vedere ciò che accade a Milano, mentre le file alle mense per i poveri e le richieste di aiuto alle associazioni di volontariato aumentano. Questa città, nella sua corsa verso scintillanti traguardi e prezzi sempre più alti – dalla casa ai generi necessari per una decorosa esistenza – abbandona i suoi abitanti. Non quelli da spot televisivo, ma la gente comune, quella che ha perso il lavoro, ha dovuto chiudere il negozio o l’azienda, le famiglie che vivono con un solo reddito, insufficiente a pagare affitti astronomici che si aggirano intorno ai 1000 euro per un bilocale. Per Natale certamente vedremo il sindaco, magari accompagnato da uno chef stellato, offrire i pasti ai bisognosi con tanto di telecamere e vip al seguito. Poi, più nulla, fino al prossimo Natale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.