E’ un appello forte e chiaro, una chiamata perentoria alle armi, nell’emergenza di un momento storico che richiede la lotta, il post di Majorino. Contro chi? Ma contro i razzisti naturalmente che nella sua testa si intrecciano, si sviluppano, non hanno pace. E li vede prendere forme minacciose, essere incombenti, giganti di distruzione. Ridere o piangere? Sdrammatizzare o pensare a un colpo si sole? Majorino è serio, investito di una crociata di respiro internazionale, paladino delle sue ombre. Scrive “Milano potrebbe ospitare tra alcuni mesi un grande e imponente appuntamento di impegno, mobilitazione, riflessione, incontro. Per far sentire sempre di più la voce di chi non ci sta e per rendere molto molto più visibile l’azione da sviluppare nella società, nelle città, nelle scuole, nei luoghi di lavoro”. Praticamente una “rete mondiale che combatta contro il razzismo “Chiamatela People for future o come volete. Ma è quello che ci vuole Una rete mondiale che combatta contro il razzismo. Che aiuti i network già esistenti (e ce ne sono: tantissimi) a far circolare parole e scelte che dicono no alla stagione dell’odio che l’internazionale sovranista ci vuole imporre. Quella dei fascisti vecchi e nuovi…” E non è il vomito di un ubriaco, ma una convinzione in stretto rapporto con il pensiero politicamente corretto che vede mostri in chi ha opinioni diverse. Majorjno aveva come esempio esemplificativo, l’odio, la violenza degli amici antagonisti? O ha paura dell’uomo qualunque che non vuole invaso il suo territorio, che suda di fatica che non ha tempo di rincorrere ideologie preconfezionate? Dove sono i razzisti?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano