Incontriamo il mondo confuso, insicuro, bisognoso di cure mediche “raccolto” un una sera qualsiasi in Stazione Centrale. E’ la fotografia di una popolazione varia, appartenente a più etnie, provenienze, ma allo sbando, bisognosa di tutto, spesso senza una meta. Per amore di conoscenza, riportiamo il reportage di un medico volontario “Quella di ieri era proprio una brutta serata. L’unità Mobile di Medici Volontari Italiani ha da molti anni uno spazio nel piazzale antistante la Stazione Centrale, per quattro sere alla settimana, dalle 21 in poi e il piazzale di solito è affollato. Ieri era invece deserto. Non so di preciso dove vadano a cercare protezione le persone senza tetto. Se glielo chiedo mi rispondono sempre in modo vago. Poichè oggi è piovuto tutto il giorno, avevo pensato che nessuno sarebbe venuto al nostro Camper. I nostri pazienti sono molto variegati, ogni volta diversi. A volte vediamo solo italiani disperati. A volte, come due settimane fa, solo siriani che arrivano dalla rotta balcanica, pieni di ferite e con i piedi enormemente gonfi e quasi irriconoscibili.Ma anche afghani, yemeniti, iraniani… Vengono tutti da Trieste e quasi tutti dicono che vogliono andare in un altro paese, Francia, Germania, Svezia. Noi li medichiamo, diamo loro pomate, bende e farmaci, in modo che nei giorni successivi possano medicarsi da soli. Ne hanno estremo bisogno. Abbiamo smesso da tempo di dare consigli e di dire loro che le frontiere sono difficili da attraversare. Nessuno ci ascolta.
Le serate meno piacevoli sono quelle in cui salgono solo nord africani, provenienti da Marocco, Tunisia ed Algeria. Molti di loro ci chiedono solo farmaci che appartengono alla psichiatria. Noi spieghiamo che non li abbiamo sul Camper, ma loro insistono e spesso diventano anche violenti. A volte ci impongono di prescriverli attraverso il ricettario. Io ci sono caduta la prima volta, poi mai più. Il farmaco più richiesto è il Rivotril, una benzodiazepina che sembra essere utile per sentirsi un po’ calmi quando la droga non c’è. E non esitano a raccontarci che si drogano già da vari anni. Questo farmaco viene poi venduto sul piazzale stesso della stazione a un euro a compressa. Ci sono poi serate in cui i pazienti sono quasi tutti italiani senza fissa dimora, e lì si fa meno fatica, non ci sono pretese, ma solo timide richieste di aiuto. Questa sera comunque ne abbiamo visti una decina, sia italiani che stranieri, tutti senza fissa dimora. E’ stata una serata difficile perché erano tutte brave persone senza casa, senza famiglia, senza lavoro. Salivano sul camper bagnati fino alle ossa e ovviamente con febbre, raffreddori, difficoltà respiratorie, dolori diffusi.A me hanno fatto molta pena. Tre di loro, due del Bangladesh e un pakistano, erano quelli che durante il giorno vendono gli ombrelli in stazione. Tutti raffreddati. Avrebbero dormito, se possibile, all’interno della stazione stessa. Non so se glielo abbiano permesso, spero di sì. L’ultimo era un ragazzo giovanissimo, che faceva molta fatica a stare in piedi. Chissà da quanto tempo non mangiava. Allora l’autista senza dire niente gli ha dato dieci euro. E dopo le varie medicazioni e terapie abbiamo distribuito scarpe, maglioni, giacconi invernali pesanti… insomma, anche noi eravamo ben equipaggiati per l’evenienza. Avevo chiesto qualche giorno fa al presidente di Medici Volontari se potevamo allargare le nostre possibilità di aiuto, e lui ha detto di sì. Come avremmo potuto dare farmaci e prescrivere cure a persone che scendevano dal Camper con scarpe e vestiti completamente bagnati… personalmente lo trovavo inutile e ridicolo. E in tutto questo ci ha molto aiutato una rete di carissimi amici”.
Blog per Huff Post di Rosamaria Vitale Medico chirurgo, specialista in Psicologia, psicoterapeuta
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