Nemmeno di fronte ai morti la sinistra smette di litigare. Nemmeno dopo 50 anni possiamo ricordare in pace chi diede la vita perché qualche figlio di papà annoiato potesse trasformare Milano in un sanguinario parco giochi. No, ci deve essere sempre il reduce. Quello in attesa dell’ultimo giro di ottovolante, che ci racconta come l’unica memoria ammissibile sia la sola. Ma godiamoci lo scambio di battute tra Sindaco e Capanna, i due protagonisti di questo allucinante scambio di battute.
Inizia il sindaco dicendo una frase istituzionale, del tutto in linea con lo spirito della giornata:
“Penso che Milano abbia la maturità per riflettere su quel momento, quel periodo storico – ha detto il sindaco – non è stato un periodo né da cancellare né da glorificare, è stato uno dei passaggi della città. La pacificazione non va fatta perché è un obbligo ma perché è il frutto di un percorso, di una riflessione, e la nostra città ha quella maturità necessaria per affrontarla”.
Evidentemente si sbagliava, almeno nell’estendere all’intera città quella speranza. No, a Milano qualche stagionato immaturo si trova sempre. Sentiamo la replica di Capanna:
“Il tambureggiare della grande stampa e della televisione era terribile, perché addebitava automaticamente la colpa della morte dell’agente ai lavoratori e agli studenti – ha detto Capanna a margine delle cerimonia -. Io andai ai funerali proprio per dimostrare l’estraneità degli studenti alla sua uccisione”.
Quella della morte di Annarumma “fu una giornata infausta, nel senso che quegli incidenti non sarebbero dovuti succedere. Ha aggiunto Capanna: secondo gli accordi con il sindacato la polizia non doveva esserci e invece, come è noto, ci fu un dispiegamento gigantesco. Se la polizia non ci fosse stata, non sarebbe successo assolutamente nulla”. Capanna ha poi polemizzato, al termine della cerimonia, con il sindaco Sala, perché secondo lui nel discorso non ha ricordato “il contesto preciso” in cui sono avvenuti gli scontri. “Era il primo sciopero unitario dei lavoratori dal ’48 e lei non ha speso una parola per questa gente” (Ricostruzione di Repubblica)
Questo è il compimento di 50 anni di menzogne. Annarumma sarebbe stato vittima di un incidente automobilistico, invece che di un tubolare scagliato da un comunista. Si sa, quando ci sono di mezzo i comunisti, il problema è sempre il traffico. E dopo dieci lustri siamo ancora qua a dire che la colpa della morte del povero servitore dello Stato sia della polizia. Che “se non ci fosse stata” sarebbe andato tutto bene. E tutto questo davanti alla targa che ricorda una vita spezzata ed una morta infangata.
La discussione si chiude con la sconsolata replica del Sindaco:
“No, perché oggi era il ricordo di Annarumma – ha replicato Sala – di una persona rispetto alla quale fino ad oggi non è che abbiamo fatto molto. Hanno fatto i suoi colleghi, ma l’amministrazione non ha fatto molto”.
Sipario.

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,