Chi mi legge da anni sa che, da apòta quale sono, i partiti e i movimenti politici, i loro leader e apparati, mi sono tutti indifferenti, seppur con motivazioni diverse. Verso costoro ho il rispetto che si deve a ogni cittadino, indipendentemente dal lavoro che fa. Molti lettori si chiedono perché da qualche tempo insisto per andare a nuove elezioni, il motivo è semplice. Noi cittadini comuni, non ideologizzati, il 4 marzo 2018 abbiamo votato (pardon, io non ho votato, non per scelta ma per problemi personali) per il cambiamento. Quindi “contro” un establishment che dal 2011 non ne aveva imbroccata una e ci aveva impoverito (il fatto che il loro modello abbia tolto dalla povertà un miliardo di cinesi e di indiani per arricchire mostruosamente quattro sociopatici californiani e una ghenga nazicomunista cinese, lascia piuttosto indifferenti i poveri nostrani: inventatevi qualche altra giustificazione). Da 20 mesi il Paese è guidato da un Avvocato scelto dal M5s, prima con un’alleanza M5s-Lega, poi con una M5s-Pd, quindi con l’intero arco costituzionale. Ebbene lui e i suoi mandanti politici di entrambe le versioni (salvo che per certi aspetti delle tematiche sull’immigrazione), non ne hanno imbroccata una, così come i loro predecessori. In casi come questo, sarebbe opportuno cambiare, non solo gli uomini, ma anche il modello. Allora perché andare a nuove elezioni? Nell’interesse del Paese.
1) Noi cittadini comuni siamo ora in grado di valutare le scelte che avevamo fatto nel 2018: mai eravamo stati governati dal M5s (e la Lega di Bossi contava come il portiere di Villa Certosa), ci eravamo sempre sorbiti il Pd e Fi, al punto che oggi sono quasi la stessa cosa. Le due leggi “bandiera” del Conte Uno, “Reddito di Cittadinanza” e “Quota Cento”, si sono rivelati due flop, indifendibili credo dai loro stessi promotori, se avessero il coraggio di togliersi la maschera ideologica e diventassero per un istante comuni cittadini. In altre parole, il M5s presente in entrambi i Governi Conte, ha dimostrato, per essere eleganti, di non essere ancora maturo per governate. A loro volta, Lega e Pd hanno mostrato di non essere in grado di farsi valere in un’alleanza ove sono follower.
2) Il caso Ilva è la dimostrazione di come il Paese abbia bisogno di un grande rammendo che tocchi tutte le istituzioni, comprese quelle più rarefatte. Il fatto che debbano essere i Signori Mittal a decidere se per loro sia preferibile andare in galera a Milano o a Taranto, e scappare perché a loro viene tolto lo “scudo” che avevano i Commissari governativi, è non solo ridicolo, ma mostra che la ripartizione dei poteri istituzionali ha bisogno quantomeno di un rammendo.
3) Il Presidente Conte è ormai politicamente fuori gioco, si è acquisito che è costretto a fare un lavoro superiore alle sue capacità professionali di accademico. Viaggia, parla, si agita, ce la mette tutta, ma si vede che non è il suo mestiere. I “cosiddetti tecnici” facciano pure i consulenti, ma stiano tranquilli nelle loro aule e altrettanto facciano i supermanager nei loro C.d.A.: non ci si inventa uomini politici solo perché si hanno certi curricula, ma si è strutturalmente carenti in termini di intelligenza e spessore sociale, il messale dell’uomo politico.
Riccardo Ruggeri (blog Nicola Porro)
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