I consiglieri comunali di Fratelli d’Italia riconoscono a quelle parole un «inequivoco valore offensivo». Si legge nella denuncia: «Per la letteralità dei contenuti linguistici utilizzati la comunicazione esprime un inequivoco valore offensivo nei confronti degli esponenti, i quali oltre ad essere residenti in Umbria, rivestono la qualifica di consiglieri comunali eletti nelle liste di Fratelli d’Italia, oggetto politico che, come è noto, si colloca, nel contesto nazionale e territoriale, in opposizione critica rispetto ai partiti che sostengono il Governo in carica». Stando alla denuncia «non vi è alcun dubbio che le parole utilizzate dal querelato, lungi dal potersi considerare legittimo esercizio del diritto di critica, costituiscono oggetto di attacco gratuito nei confronti dell’onore, della dignità e della reputazione degli esponenti che, in ragione della loro appartenenza politica risultano, dunque, apostrofati, anche nella tardiva rettifica, dal signor Gabriele Rubini come ‘razzisti umbri’. L’autore della pubblicazione – viene detto in querela – evoca prassi politiche caratterizzate da discriminazioni e persecuzioni di gruppi sociali e di popoli fondate su presunte superiorità biologiche (questa è l’accezione del termine razzista) che gli istanti hanno sempre avversato sia come cittadini che, a maggior ragione, nella loro veste di rappresentanti politici eletti dalla comunità locale».
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