“Tosca” inaugura la stagione della Scala e coinvolge tutta Milano

Cultura e spettacolo

Per la prima di questa stagione 2019-2020 la Scala ha scelto un’opera molto nota e amatissima, la Tosca di Giacomo Puccini, così apprezzata che tutte le repliche hanno registrato il “tutto esaurito”. Ci saranno comunque anche quest’anno 38 proiezioni in diretta sparse nei quartieri di Milano oltre ai 50 appuntamenti della “Prima diffusa”, una iniziativa unica al mondo creata per rafforzare il senso di comunità che prevede laboratori, esposizioni, guide all’opera, esibizioni dei giovani dell’Accademia della Scala e un concerto della poetessa rock Patti Smith, con filo conduttore la celebre aria Vissi d’arte, vissi d’amore. Questa Tosca si presenta come un melodramma classico, di grande suggestione, interpretato nei ruoli principali dal soprano Anna Netrebko, qui alla quarta inaugurazione scaligera, dal tenore Francesco Meli e dal baritono Luca Salsi. La direzione è del maestro Riccardo Chailly, che dello spartito pucciniano dà una rilettura critica, riprendendo anche alcuni passaggi presenti nella prima esecuzione fatta a Roma il 14 gennaio 1900, anche se lo stesso Puccini li aveva cancellati già alla prima milanese del marzo successivo. Chailly pro»> Milano_ Il baritono Luca Salsi, 44 anni, e il perfido barone Scarpia nella “Tosca”. La regia dell’opera e affidata a Davide Livermore.

IL CAPOLAVORO DI PUCCINI METTE IN SCENA PASSIONE E FURORE Assecondando il libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Mica, tratto dal dramma del francese VictorienSardou, la musica incalza con tempi rapidi e melodie coinvolgenti, portando sul palcoscenico l’amore di Tosca per il pittore Cavaradossi, sullo sfondo della passione politica suscitata dalla Prima Repubblica Romana voluta da Napoleone Bonaparte nel febbraio 1798 a discapito dei papalini, ma destinata a durare solo 20 mesi, fino al settembre 1799. L’opera stessa si svolge nello spazio dei due giorni della famosa battaglia di Marengo, che al termine della prima giornata sembra destinata alla sconfitta di Napoleone e dell’armata francese, ma il giorno seguente, il 14 giugno 1800, finirà con la vittoria dei francesi sugli austriaci. La realizzazione scenica del regista Davide Livermore, fedele nella sostanza al libretto, sottolinea la volatilità degli umori e l’alternanza di amore e odio, esultanza e terrore, dando della trama una versione quasi cinematografica e mettendone in luce la grande attualità. L’opera sa comunque bene interpretare sentimenti forti di ieri che restano immutati oggi, come la furia d’amore, la gelosia e la capacità di reagire a situazioni estreme con gesti eclatanti. Ma la prima della Scala non è solo grande musica con interpreti d’eccezione. Tutto lascia prevedere il ritorno degli sfarzi della Milano che conta. «Il glamour è benvenuto», dice Davide Livermore, aggiungendo però che ciò che conta è soprattutto la presenza sul palcoscenico di 300 artisti, pronti a «offrire cibo per l’anima». Una bella definizione per questa “ultima prima” del sovrintendente Alexander Pereira che lascia la Scala per il Maggio fiorentino, cedendo il passo a Dominique Meyer. Viva la tradizione dunque. Ma si assisterà in ogni caso a punte di doverosa modernità: come i biglietti elettronici che potranno essere letti da cellulari e tablet per risparmiare carta. Anche la tradizionale cena di gala sarà “green”, dallo smaltimento delle bottiglie di plastica allo spumante Bellavista che arriva da terreni arati con cavalli, dal riso Carnaroli in tiratura limitata e superecologica, alle macchine da caffè a risparmio energetico usate nel ridotto. L’ opera rispetta il passato, ma guarda al futuro. E anche questo il suo punto di forza.

(Fonte Chi)

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