Milano s’inchina a Milano, la genialità e l’operosità milanese s’inchinano alle intuizioni della creatività italiana. Milano ha la testa fiera d’orgoglio dopo la Prima della Scala, per aver scelto e prodotto una “Tosca” da record di applausi e di spettatori. Le eccellenze coinvolte sono state amalgamate con cura, la Scala ha illuminato con il suo prestigio un’opera forte nei suoi eterni contenuti. Poteva andare diversamente? Ma Sala che stava a guardare, imbalsamato nel vestito delle cerimonie, graziosamente eretto vicino a Mattarella a ricevere gli applausi indirizzati al Presidente della Repubblica, che meriti ha se non quello di essere sindaco di un mondo dorato che si ammira, si inebria, si innalza a “produttore” di tanto successo? Nell’apoteosi immaginata Sala assegna a Milano “la rinascita del Paese, a se stesso la responsabilità di essere il faro, la “riscossa di una città con molta voglia di futuro”. Per i non privilegiati c’è la televisione, per i poveri una partita a carte, per molti anziani un rimpianto doloroso. Sala ha ribattezzato come le «Cinque giornate di Milano» questa Tosca dei grandi numeri. Ma non offendiamo l’insurrezione di una città contro il potere vessatorio e l’anelito alla libertà di una vittima del potere. L’altra Milano che permette agli industriali, agli imprenditori di produrre con la propria fatica, non era presente in sala, non vale praticamente nulla nei voli di grandeur del Sindaco. Chissà, un giorno, questo popolo dimenticato, senza spot, inascoltato, farà le sue “5 giornate” e il Paese prenderà ad esempio la sua forza combattiva. Lasciamo a “Tosca” la funzione di essere stata un’opera di un genio italiano, una realizzazione d’eccellenza alla Scala da sempre orgoglio di Milano.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano