Capiamoci, sardine e pinguini sono due facce della stessa ipocrisia. Sia che si scaglino contro Salvini o contro quelli che si scagliano contro Salvini, sempre agenti di contrapposizione sono. C’è una differenza, però, cruciale: le sardine hanno più spazio di crescita perché, almeno in teoria, hanno capito una cosa fondamentale.
Esiste nel paese una minoranza, e pure silenziosa, che del circo attorno e contro Matteo il fu Verde si è rotta le scatole. E nella propria esasperazione mette in conto anche l’insofferenza per i di lui avversari. Questa minoranza è trasversale ed alcune uscite delle sardine l’hanno intercettata. Esiste qualcosa di più concreto per incarnarla?
Sì, c’è. È la marcia dei 600 sindaci a difesa della senatrice Segre. Di tutti i colori politici. Uniti, anche quando si è cantata Bella Ciao. Il prezzo da pagare a destra per non aver saputo vigilare sul fenomeno neoleghista. Che però intona pure l’inno di Mameli, per esorcizzare quell’estrema sinistra che vorrebbe mangiarsi tutte e seimila le sardine. Insomma, è forte la voglia di moderazione. Di divisione tra le idee, ma non tra le persone. Dello scontro tra idee e non tra insulti. Della lotta per il bene del paese, non per l’umiliazione dell’avversario. Questo movimento, lo ripeto, è ultraminoritario, ma si sta muovendo deciso sulla scena del paese.
E per il momento non andrà da nessuna parte, perché sulla base della richiesta di normalità democratica non si costruisce nemmeno una pro loco. Figuriamoci un partito. Un partito che starebbe sul 12% secondo Ilvo Diamanti. Ma pur sempre un coacervo che non andrebbe lontano. Nemmeno i fondatori del movimento sono immuni alla retorica dell’odio. Cerchiamo di non mitizzare fenomeni politici che chiedono solo di essere analizzati. Era quello che dicevamo prima: ad oggi odiatori e anti odiatori sono ancora troppo simili. E questo perché, nella pur bella piazza a sostegno della Segre, manca un elemento.
Non ci sono più idee. E non ci sono più idee perché abbiamo rinunciato a dibatterne. Abbiamo lasciato la politica nei bar sport, perché ci preoccupavamo che ad alzare il livello avremmo lasciato indietro qualcuno. La verità è che abbiamo perso interamente i contenuti, riducendoci a litigare sul nulla. Nella seconda Repubblica si combatteva per una nuova forma di stato, per una riforma antropologica della società.
Nonostante la personalizzazione dei partiti, erano le idee che si incarnavano. Berlusconi non era solo Silvio, era l’Italia che produceva, non si vergognava del successo e puntava a risolvere i problemi con pragmatismo e rischio. La sinistra era sì antiberlusconiana, ma era anche tesa ad una rinascita di tipo socialdemocratico. Talvolta persono social liberale.
Oggi siamo a confrontarci tra pro Rosario ed anti Rosario. Tra Io sono Giorgia e Bella Ciao. E qualcuno sta cominciando a dire basta. Se saprà essere una minoranza di successo io non lo so. Ma lo spero. Lo spero ardentemente.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,