Roma chiusa per pioggia. Quattro gocce di quelle un po’ violente e la capitale d’Italia saluta la curva e si prende 24 ore di pausa. Può capitare, per carità. Quello che non dovrebbe succedere è la nonchalance che ha accompagnato tutto.
“Aver chiuso le scuole a Roma oggi fa ritornare alla mente Esopo con il suo al lupo al lupo. In realtà le modeste precipitazioni hanno creato più allarmismo e disagi alle famiglie, che seria preoccupazione per l’incolumità del personale scolastico: alunni, insegnanti e docenti”. E’ durissimo il commento dei presidi sulla decisione della sindaca di Roma Virginia Raggi di chiudere le scuole. Il presidente dell’Associazione nazionale del Lazio, Mario Rusconi, attacca dicendo che le scuole sono state chiuse per “un po’ di pioggerella”.
Come riporta Repubblica.
“Dovevano essere mobilitati i municipi con i loro uffici tecnici per verificare lo stato delle scuole a rischio. Nell’ordinanza c’è, invece, scritto che i presidi devono presidiare gli istituti, un’espressione vaga e ambigua che non c’è nel contratto di lavoro dei dirigenti scolastici. In questa decisione ravvisiamo un po’ lo scaricabarile che l’amministrazione fa sui dirigenti per cui li delega a compiere un monitoraggio che, invece, è di competenza esclusiva degli uffici tecnici del comune e dei municipi”.
Questa accusa è sacrosanta. A Milano è nevicato, disagio vagamente meno prevedibile e ben più insidioso. L’unica azione presa dalla città è stata invitare i cittadini ad usare le metropolitane (ed a pregare in maniera fervente che non ci fossero fermate brusche…). Fine. Sala su questo giornale non ha mai goduto di buona stampa, ma questa volta ha diritto ad un complimento: si è comportato come un vero sindaco Milanese. Come un Albertini qualsiasi. Ovvero con mentalità pragmatica e borghese: non si abdica alla propria funzione di gestione per due fiocchi di neve o due gocce di pioggia. Sì certo, qui è venuta giù forte (sono a Roma in questo momento e c’ero pure ieri). Ma non è stata l’apocalisse.
È proprio questione di mentalità. Arrendersi di fronte alle difficoltà o mostrare il coraggio civile di prendere decisioni impopolari. Che non sono, come crede la Raggi, chiudere le scuole. Ma tenerle aperte ed affrontare le conseguenze, anche penali del reato peggiore che questo paese conosca: fare il proprio dovere.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,