In difesa delle donne di Forza Italia

Attualità

Repubblica non riesce ad essere onesta intellettualmente quando parla di Forza Italia. Vorrebbe esserlo. Ci prova. Ma poi fallisce. È semplicemente troppo difficile per loro. Appartiene all’universo del vorrei, ma non posso, riuscirci. E così anche stavolta, di fronte ad una storia obiettivamente interessante a sinistra, il massimo che si sia riusciti a scrivere è che siamo di fronte ad una anomalia. Una cosa che non dovrebbe esistere, ma i capricci del destino hanno contribuito a realizzare. Forza Italia, oggi, è in mano alle donne. Credete che le femministe di repubblica siano felici? Manco per niente.

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E nel frattempo, per uno di quei paradossi che rendono la post-politica misteriosa e sorprendente, Forza Italia, o quel che ne resta, è comunque diventato il partito non si dirà più femminista, ma certo quello in cui le donne hanno fatto più strada e più si danno da fare. Così si può leggere il protagonismo politico e istituzionale di Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, saldamente alla guida dei gruppi parlamentari, e la scelta di Jole Santelli come candidata governatrice nella turbolenta Calabria[…]

Più in generale, e con il dovuto sconcerto, colpisce come l’interminabile dissoluzione del berlusconismo vada in scena all’insegna di una sempre più accentuata presenza di figure femminili al comando o ad esso aspiranti[…]”

Fine della citazione. Inizio dell’orrore. La chiusa è spettacolare: perché tutto questo? Boh. Boh? Che diamine vuol dire? Hai buttato via qualche ora a scrivere un articolo compilativo, fondato peraltro su pettegolezzi e fango e chiudi con un boh? E dillo quello che vuoi scrivere, pregiatissimo dott. Ceccarelli: queste sono arrivate dove stanno per gentile concessione del sovrano. Non valgono nulla, non servono a niente e sono una vergogna per il mondo femminile. Dillo, Filippo, dillo: non è femminismo se vincono le cattive.

Ovviamente è la sagra dello squallore. In cui vengono omessi nomi, come il presidente del Senato, Sen. Casellati, o l’on. Rossello, coordinatrice di Milano, che gli rompono la narrazione. Visto che una analisi manca, la forniamo noi, gratis, all’amico Ceccarelli. Al contrario dei venti anni di calunnie e fango che voi, proprio voi, avete versato a piene mani, Forza Italia ha sempre selezionato sulla base del talento, non del sesso. Valeva quando comandavano gli uomini, vale ora che comandano le donne. Sempre che queste generalizzazioni abbiano senso fuori Repubblica. Nel nostro movimento non ci sono mai state le quote panda che avete a sinistra.

Il risultato lo vedete: libere di competere con gli uomini, sono emerse donne forti e decise. Di cui noi, anche quando dissentiamo internamente, andiamo fieri. E proprio perché non soccombiamo alla narrazione di sinistra non abbiamo paura di scontrarci con loro. Voi nella donna vedete un essere vessato da proteggere e tutelare. Con il risultato di non prenderle mai sul serio. Vedi Boschi e Bellanova. Noi vediamo, abbiamo sempre visto e, a Dio piacendo, sempre vedremo delle persone. Fine.

Non categorie. Non esseri da tutelare. Solo persone, che come tutte le persone si scontrano e si incontrano, competono, vincono e perdono. Ricevono promozioni e subiscono rovesci politici. Senza manuali Cencelli o pelose riserve indiane. Non le abbiamo mai protette, è vero. E per questo sono cresciute forti e di talento. In Forza Italia manca la solidarietà femminile ( e pure quella maschile). Questo le ha rese competitive. Ed oggi, sopra le rovine citate dall’articolista, è il loro momento. Se vinceranno, se salveranno il partito, se ci riporteranno a crescere, questo merito ne farà le nuove protagoniste della vita politica del paese. E tutto questo è molto, molto più di quanto possiate dire voi a sinistra.

Se invece non ci riusciranno, pace. Ci avremo provato tutti, tutti avremo fallito, loro si prenderanno le proprie responsabilità. Fine. Ricominceremo. Ricostruiremo. Ripartiremo. Assieme. Come uomini e donne. Da liberali. Come combattenti. Ed anche in questo caso, anche nella peggiore delle ipotesi, avremo fatto più noi in 20 anni di becero maschilismo (per voi) che voi in 70 anni di peloso femminismo.

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