Buon Lunedì sportivi natalizi, siamo alla diciassettesima, e il cammino è ancora lungo ma pare ormai delineato con buona approssimazione, almeno per quanto riguarda il gruppo che si contenderà le prime 4-5 posizioni finali. La Juventus è di turno anticipato Venerdì, a causa dell’impegno-rivincita in Supercoppa contro la Lazio in terra araba in programma Domenica 22 Dicembre. In casa della Sampdoria, la squadra di Sarri si impone di forza, più che di gioco, e con la classe straordinaria di due giocatori che fanno la diffferenza: Dybala e CR7. Senza mostrare nulla più del solito nel corso della partita, anzi con qualche titubanza difensiva che favorisce il momentaneo pareggio della Samp, la Juventus si eleva (è il caso di dirlo…) sulle performances stupefacenti di un giocatore di 34 anni all’anagrafe, ma solo lì. In campo, è un atleta che fa sgranare gli occhi a chi ha 10 anni meno di lui. Dopo un gran gol di Dybala al 19, con botta al volo dal limite dell’area, è CR7 a giustificare la presenza aliena in questa squadra: al termine del primo tempo, 45°, cattura un cross di Alex Sandro alzandosi da terra per un metro abbondante e, librandosi in sospensione per un magico secondo, gira di testa nel sette alla destra dell’esterrefatto portiere sampdoriano. Incredibile, anche per chi l’ha visto… Tra queste due perle bianconere, il pareggio di Caprari che evidenzia come la statura del reparto difensivo della Juventus non sia pari a quello del reparto avanzato, ma sarebbe chiedere troppo se lo fosse. Basta e avanza, per la squadra di Sarri, per balzare in testa momentaneamente a 3 punti dall’Inter di scena Sabato a S.Siro. Il secondo anticipo del Venerdì riguarda Fiorentina-Roma, con i giallorossi corsari a spese di una viola orfana di Chiesa, ma assente ingiustificata in diversi altri elementi. La Roma ci mette poco a impossessarsi della partita, comanda in campo e la Fiorentina soffre dopo un inizio che lasciava presagire cose migliori con Vlahovic e Boateng che non ci riescono per poco. Lo stesso Vlahovic, pochi minuti più tardi si vede annullare un gol per offside, ma è la Roma a pungere con Dzeko su assist di Zaniolo. Passano appena 3 minuti e Kolarov trafigge ancora Dragowski con una punizione esemplare. Al 34′ accorcia la Fiorentina, con Badelj al termine di un parapiglia in area. Inutile, perchè al 73′ è Pellegrini, forse il migliore in campo, a chiudere virtualmente la partita con il terzo gol su servizio di Dzeko. E a chiuderla ufficialmente ci pensa all’88’ Zaniolo, che parte veloce in contropiede e da posizione leggermente decentrata infila la quaterna finale.
A S.Siro i nerazzurri di Conte ribadiscono rumorosamente la loro presenza riagganciando d’un fiato la fuggitiva Juve, a dispetto delle numerose defezioni che da mesi affliggono l’organico dell’Inter. A farne le spese, un Genoa che certamente non si poneva dall’inizio come ostacolo attendibile, ma che ben poco ha potuto per difendersi da una poderosa determinazione a raggiungere i 3 punti, da parte dei padroni di casa. Senza Brozovic e Lautaro, squalificati, e ancora con Barella non più in… barella ma in attesa di rientro a Gennaio, senza Godin, Asamoah, Sensi che finalmente riappare ad un quarto d’ora dalla fine (ma la festa è già quasi finita), e Sanchez spettatore, l’Inter ha preso da subito il campo, mancando di poco clamorose occasioni, ma al 30′ eccolo, ancora lui: Lukaku, la sua testa di mogano si inarca, ruota e spara in rete un ottimo servizio di Candreva. Esaltata dal pubblico e dalla prodezza del suo attaccante, l’Inter raddoppia nel giro di 60 secondi, con Gagliardini che raccoglie una sponda ancora di Lukaku e batte nuovamente Radu, che ci prova ma non ci arriva. Primo tempo 2-0, e diventano 3 al 19′ della ripresa con il baby Esposito, al quale il gigante belga Romelu regala un pallone da calciare dal dischetto, per fallo di Agudelu in area su Gagliardini. Il ragazzino prende la mira e, con precisione, fa secco Radu sulla sua destra. Primo gol in serie A per la giovane promessa nerazzurra, festa in campo e in tribuna, ma non è finita perchè al 71′ Lukaku, ancora lui, dimostra che sa sbagliare gol già fatti (come ad inizio ripresa) ma è in grado di farli dimenticare con altrettanti che realizza con innegabili capacità balistiche: su azione corale volante condotta da Candreva e Vecino, la palla arriva al gigante nero che imbambola il difensore con doppio passo in area, e spara un missile di sinistro che si insacca picchiando sotto la traversa! Gol capolavoro, a coronamento di una prestazione totalmente al servizio della squadra: 2 reti, 1 assist per il raddoppio, un rigore regalato al giovanissimo partner Esposito. Se il pubblico ora scandisce il suo nome, lasciando nei ricordi quello di Maurito, inizia ed esserci più di una ragione…
Poco più giù in classifica, sorprende invece (in negativo) il Cagliari, che a Udine incappa nella seconda sconfitta consecutiva, infrangendo così i sogni dei tifosi che speravano di rivedere la squadra in Europa. Non è detto che poi non riescano a vederla, c’è tempo per riprendersi, ma intanto subisce un folletto maligno che nei minuti finali, come accaduto nella precedente con la Lazio, spezza le illusioni quando stanno per diventare realtà. Sotto per un gol (e che gol…) di De Paul al 38′, costruisce gioco e occasioni per pareggiare ma ci riesce solo all’84 con J.Pedro, mentre l’Udinese che aveva già rischiato di raddoppiare senza meritarselo, trova appena un minuto più tardi una combinazone tra Okaka , Pisacane e Fofana che in area raccoglie la ghiotta occasione e conclude in gol per una vittoria insperata, e la costernazione di un Cagliari che vede la buona sorte girargli improvvisamente le spalle. Ora dovrà reagire, la squadra di Maran, se vorrà riprendere un cammino che l’aveva portata davvero ad un passo dal cielo europeo.
Altra sorpresina tra Torino e Spal, partita che i ferraresi fanno propria contro i pronostici ma nel pieno rispetto della strana logica del calcio, specie di questo periodo. Il Torino si illude con Rincon al 4′ minuto, ma il vantaggio sfuma al termine del primo tempo, quando Strefezza (42′) incrocia un tiro con pallone che si infila nell’angolo fuori dalla portata di Sirigu. Spal che insiste subito nella ripresa, e va vicinissima al 2-1 con Petagna che si vede respingere il destro ben calibrato. Il Toro rimane poi in 10 uomini, al 56′, per l’espulsione di Bremer che strattona Petagna e si becca il secondo giallo, quindi termina la sua partita. Sempre Petagna, verso la mezz’ora, ancora vicino al raddoppio con un sinistro che esce di pochissimo, ma si rifà con gli interessi all’81’, segnando di testa il gol che frutta alla Spal il primo successo in trasferta del suo campionato. Toro deluso, forse convinto di aver meritato almeno un pareggio.
E’ a Bergamo che accade qualcosa di clamoroso, con l’Atalanta che infligge un durissimo colpo al Milan, visibilmente in stato confusionale. E’ impietoso mettere in cronaca la sequenza di 5 gol (a zero!) messi a segno dai ragazzi di Gasperini, mi limito a citarne gli autori in ordine di tempo che sono Gomez, Pasalic, Ilicic (2) e Muriel. Ma è data storica, per una Caporetto che al Milan non dimenticheranno facilmente, e ora si profila un lungo calvario per società e squadra. Ricostruire da zero, è l’unica soluzione che di certo tutti gli appassionati e i critici sportivi assegneranno alla società Milan, memore di ben altri onori in campo e in amministrazione. Un peccato, perchè l’assenza di una squadra come quella rossonera da ogni livello competitivo è riduttiva dell’interesse di tutto il campionato. Auguriamo ai milanisti, anche a quelli che non cambieranno maglia, un futuro meno rosso (vergogna) e meno nero (umore) di questo triste Natale.
Sulle rimanenti partite del turno 17, nel pomeriggio di Domenica hanno perso punti il Lecce (2-3 contro il Bologna di Mihailovic) e se li sono equamente divisi Parma e Brescia (1-1, in gol Balotelli), mentre l”incontro a chiudere la giornata si è giocato alle 20.45 tra Sassuolo e Napoli, dove i partenopei guidati da Gattuso trovano la vittoria a pochi secondi dal fischio finale, in pieno recupero. In svantaggio dalla mezz’ora del primo tempo (gol di Traorè al 29′) e fino al 12′ della ripresa, il Napoli era parso sfilacciato e vago nel gioco, finindo in balia di un vivace Sassuolo che, nel periodo citato, avrebbe meritato anche più del gol messo a segno. Ma al minuto 12 del secondo tempo, il Napoli riappare in campo e rimette in parità il risultato con un bel gol di Allan, riuscendo a riprendere le redini del gioco e mettendo a sua volta in difficoltà l’avversario, che comunque non rinuncia a ribattere quando ne ha l’occasione, come al 69′ con Obiang che centra in pieno l’incrocio dei pali. Legno che il Napoli bilancia al 77′ con un’azione devastante tra Zielinski e Callejon che di piatto manda il pallone sul lato superiore della traversa, ma è alla fine un autogol a decidere il finale: Obiang, su azione da calcio d’angolo, devia fatalmente nella propria porta e…porta via dalla propria squadra anche il punto rimasto sul pareggio, che sfuma beffardamente all’insegna di quella che una volta si definiva “zona Cesarini“, ovvero gli ultimi istanti di gioco.
A chiudere questa giornata doveva essere il match Lazio – Verona, posticipata al 5 Febbraio 2020 causa la concomitanza della sfida di Supercoppa tra Lazio e Juventus, prevista a Riad (Arabia saudita).
E mi si conceda una breve divagazione, dal campionato a questo trofeo che per la seconda volta di seguito si disputa tra le stesse squadre: curiosità del calcio, non solo la sfida si ripete a distanza di un anno in Supercoppa, ma addirittura a distanza di due settimane dall’uiltima in campionato, dove la Lazio infliggeva la prima sconfitta ai bianconeri, con un 3-1 mal digerito dai perdenti. E questo pomeriggio /sera, per il colmo della casualità e imprevedibilità tipica della sfera che rotola, il risultato è ancora identico alla sfida precedente, un 3-1 maturato a pochi secondi dal fischio finale in un incontro abbastanza equilibrato. Al vantaggio laziale di Luis Alberto risponde il solito Dybala, ma Lulic riporta in alto la squadra di Inzaghi e sul filo di lana la consacra Castaldi, confezionando la seconda delusione-fotocopia consecutiva dei bianconeri. I quali possono ora considerare i laziali come vera bestia nera, che ha messo le sue strisce azzurre sul bianco delle maglie juventine, lasciando il nero a simboleggiarne l’umore.
Dai, Juve… per quest’anno le sfide con i romani sono finite. Male, ma sono finite! |
|
