Ad Ascoli Piceno è stata realizzata una Natività particolare, un “presepe terremotato“. E’ possibile visitarlo nella Curia vescovile, da una piccola finestra che dal muro di cinta si apre sul giardino, ed è stato voluto da monsignore Giovanni D’Ercole, Vescovo di Ascoli Piceno, nelle Marche, una delle province maggiormente colpite dal terremoto del 2016 insieme a quelle di Rieti, Perugia e Macerata. Questa particolare Natività rappresenta Maria e Giuseppe che aspettano l’arrivo di Gesù Bambino tra macerie, calcinacci, pezzi di tegole, massi e una campana, in terra, precipitata da chissà quale campanile. Lo stesso Giuseppe è ferito, visto che la statuina ha un braccio spezzato e porta il gesso. Il presepe è delimitato da nastri biancorossi, come quelli usati per vietare l’accesso nelle zone rosse dei comuni terremotati. Una Natività dall’alto significato simbolico: non solo un messaggio alle Istituzioni per una ricostruzione più celere, a tre anni e mezzo dal sisma del Centro Italia, ma anche un appello a tutti gli uomini di buona volontà affinché, insieme, rispondano ai bisogni del “bambinello” che, al freddo e tra i calcinacci, rappresenta l’umanità dolente. Aiutare chi ne ha bisogno: è il senso profondo della Giornata internazionale della solidarietà umana che l’Onu celebra ogni 20 dicembre per sottolineare come la solidarietà sia uno dei valori fondamentali e universali alla base della pace, della giustizia e dei rapporti tra i popoli. Sull’importanza della solidarietà nella società contemporanea, spesso segnata da relativismo ed egoismo, Interris.it ha intervistato mons. Francesco Massara, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche e dal 26 luglio 2019 amministratore apostolico di Fabriano-Matelica, altro luogo fortemente colpito dal sisma.
Monsignore, ha ancora senso parlare di solidarietà in questa società consumistica e “postmoderna”?
“Sì, è sempre un argomento attuale. La solidarietà deve infatti riguardare tutti perché condividere il benessere che abbiamo con chi è meno fortunato è un obbligo non solo cristiano ma morale, universale, per ogni persona umana”.
La solidarietà è un valore che viene “rispolverato” specialmente a Natale…
“Sì, ma non bisogna aspettare il periodo natalizio per aiutare una persona. E’ invece ogni giorno, nel quotidiano, che bisogna stare attenti al bisogno del povero che per dignità non chiede mai. Soffre in silenzio. Per questo bisogna intercettare le necessità che sono nel cuore dell’uomo, anche quando non è lui a dircele”.
Quali necessità sono maggiormente urgenti nella sua diocesi?
“Oltre a quelle spirituali, in questi ultimi anni le maggiori preoccupazioni riguardano la grave crisi economica che ha colpito la zona, specialmente il comune di Fabriano, e la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro. La perdita del lavoro significa mettere in crisi la serenità della famiglia. Solidarietà, in questi casi, è non solo dare un sostegno economico, sempre importante, ma anche creare prospettive di lavoro; sostenere i singoli ma al contempo anche le aziende affinché possano essere in grado di garantire il lavoro a tante famiglie”.
La diocesi come sta operando concretamente?
“Innanzitutto siamo di grande stimolo e richiamo alle istituzioni per ricordare loro i problemi del territorio, colpito dalla grave crisi economiche prima e dal terremoto del 2016 poi. Eventi che hanno messo in ginocchio l’economia della zona con la chiusura di molte fabbriche, il fallimento di un numero elevatissimo di botteghe e piccoli negozi, nonché lo smembramento dell’ospedale Engles Profili di Fabriano. Inoltre, la diocesi dà aiuto pratico a quelle famiglie e a quei cittadini bisognosi attraverso le varie istituzioni ed enti diocesani, soprattutto attraverso la Caritas”.
Qual è l’umore delle famiglie a quasi tre anni e mezzo dal terremoto?
“L’umore è molto basso perché la ricostruzione è lenta e ingabbiata nella burocrazia. Ma c’è un segno di speranza…”
Quale?
“La recente riapertura della basilica di san Venanzio, a Camerino, resa possibile grazie alla donazione di una fondazione privata con una spesa molto inferiore rispetto ai 4 milioni previsti dallo Stato. Nella basilica i lavori realizzati in soli 8 mesi tramite il finanziamento di 1,8 mln di euro della Fondazione Arvedi-Buschini di Cremona sono stati molto importanti, perché si sono dovute rinforzare tutte le murature portanti all’interno del tempio con reti di carbonio e sono stati rifatti tutti gli intonaci seguendo fedelmente il disegno originario. Un sogno e un grande esempio di solidarietà per un’intera città e un momento di gioia anche per i donatori, i coniugi Arvedi, che hanno ricevuto la cittadinanza onoraria. La riapertura in tempi record pone però una domanda…”
E sarebbe?
“Se si è riusciti a fare questo lavoro in così poco tempo, perché non si riesce a fare altrettanto per le case dei privati che aspettano da anni una risposta e una risoluzione dei propri problemi?”
Nella Giornata della solidarietà, quale il suo augurio?
“Invito tutti ad essere solidali con chi ci sta accanto. La solidarietà non passa solo dal donare qualcosa di materiale, ma dall’ascolto e dalla misericordia, dall’accoglienza e dal saperci donare nelle piccole cose di ogni giorno”.
Cosa chiederebbe al governo come regalo di Natale?
“Chiederei due cose. Di porre le famiglie al centro dell’agenda politica mettendole in condizione di poter ricostruire le proprie abitazioni: la gente vuole tornare a casa propria e ha tutto il diritto di farlo. La seconda, che il Governo sostenga le tante aziende e imprese locali perché attraverso di loro ci sia lavoro per tutti e al contempo la garanzia che questo territorio non morirà”.
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