I birilli senza colore cadono senza far rumore, nelle strade di una Milano assente, nel freddo che non ha sapore. Poi un passante nota una cosa ingombrante accanto a una panchina e segnala il cadavere di un birillo che chiamiamo clochard. Un birillo che non sapeva più giocare con la vita, che la necessità strattonava per sopravvivere. Oggi ha anche un nome e un paese d’origine: Nishantha Jagath Hemakeerth Wewalage ed era nato in Sri Lanka nel 1972. Questo il corredo di identificazione postumo. La sua storia non ha colore, la sua fine nell’abbandono in via Pietro Colletta a Milano, zona Porta Romana.
Circa un mese fa, sempre a Milano, era deceduto in strada un altro clochard, un 64enne disabile romeno che era stato trovato senza vita all’ingresso della fermata della metropolitana di Molino Dorino. E ancora: un bambino forse inconsapevole, muore in un carrello della spesa…un piccolo birillo buttato lì da una società chiusa nel suo egoismo. Ma l’elenco potrebbe non finire mai perché in tutte le città o nei paesi del mondo, questi birilli di stracci sembra non abbiano alcuna attenzione. Ricordo una foto con un minore vestito di povertà steso a dormire accanto a una strada. Abbracciava il suo cane con passione, forse per ricordare a se stesso la vita, la fedeltà. Possiamo ancora discutere di giustizia sociale?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano