Nel mondo di BokoHaram, in Nigeria, decapitata una sposa cattolica, rapiti quattro seminaristi

Esteri

Martha Bulus, giovane cattolica nigeriana, doveva sposarsi il 31 dicembre nella sua città natale, un villaggio dello Stato di Adamawa, ma non ha mai visto quel giorno. Il 26 dicembre, infatti, mentre tornava a casa in automobile insieme alle sue damigelle d’onore da Gwoza, nello Stato di Borno, è stata bloccata dai terroristi di BokoHaram sull’autostrada che collega Maiduguri e Yola. Gli islamisti hanno bloccato l’auto, hanno fatto scendere lei e le amiche e le hanno decapitate perché cattoliche.

UCCISI ALTRI VENTI CRISTIANI

La notizia, diffusa da Morning Star News, è stata confermata da padre Francis Arinse, direttore delle comunicazioni della diocesi cattolica di Maiduguri. «Sono state decapitate da BokoHaram», ha dichiarato. Anche il leader della Christian Association of Nigeria (Can), il reverendo Naga Williams Mohammed, ha confermato la morte delle tre donne, aggiungendo che nella stessa area, lo stesso giorno, «BokoHaram ha ucciso altri otto cristiani a sangue freddo e ha anche rapito altre due donne».

La persecuzione dei cristiani in Nigeria continua a peggiorare. L’8 gennaio, un gruppo di 20 pastori Fulani ha accerchiato di notte il villaggio di Kulben, nello Stato di Plateau, uccidendo 13 cristiani e obbligando gli altri abitanti ad abbandonare le proprie case rifugiandosi nella boscaglia.

QUATTRO SEMINARISTI RAPITI

Lo stesso giorno, nello Stato di Kaduna, quattro seminaristi del seminario maggiore Buon pastore di Kaduna sono stati rapiti da uomini non ancora identificati. Aiuto alla Chiesa che soffre ha diffuso i loro nomi e la loro età: PiusKanwai (19 anni), Peter Umenukor (23 anni), Stephen Amos (23 anni) e Michael Nnadi (18 anni). Joseph Fidelis, sacerdote di Maiduguri, ha dichiarato ad Acs: «La situazione è degenerata dal 26 dicembre, da quando è stato diffuso il video della brutale esecuzione di 11 cristiani da parte dello Stato islamico. Se l’Occidente non interviene rischiamo lo sterminio, fate pressione sul governo. La nostra gente soffre tanto. Per favore aiutateci, non state zitti davanti a questo immane sterminio che sta avvenendo in silenzio».

Tempi sta organizzando un reportage in Nigeria per poter raccontare la tremenda quotidianità della comunità cristiana nell’indifferenza pressoché totale del mondo. Eppure, in una situazione tanto difficile, la fede continua a fiorire, come ha raccontato proprio sul nostro giornale padre Fidelis nel suo Te Deum (“Perché nei tormenti siamo uniti a te”Tempi, dicembre 2019). Per realizzare il reportage abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Qui trovate tutte le modalità per aderire al Fondo che abbiamo creato per sostenere le iniziative di utilità sociale di Tempi, cioè le battaglie che stanno a cuore al nostro giornale. A cominciare dalla libertà per tutti i cristiani in Nigeria.

LeoneGrotti (Tempi)

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