Leonardo 500. Apre l’Atelier di Leonardo e il Salvator Mundì al Castello Sforzesco

Cultura e spettacolo

Fino al 19 aprile la Sala dei Ducali del Castello Sforzesco accoglie la mostra “L’atelier di Leonardo e il Salvator Mundi”

Dallo scorso 16 maggio, più di 300mila visitatori hanno preso parte alle iniziative legate al programma “Leonardo mai visto” al Castello Sforzesco, che oggi riserva una nuova scoperta. Recentemente, a seguito di uno studio, un foglio custodito presso il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, mai presentato al pubblico, è stato attribuito con certezza alla bottega di Leonardo. “Una piccola ma originale mostra – afferma Pietro C. Marani, curatore della mostra – che evidenzia l’elaborazione del Salvator Mundi all’interno dell’atelier di Leonardo intorno al 1510-13 e le modalità di copia dei suoi disegni anatomici da parte degli allievi. Questa esposizione aggiungerà nuovi elementi alla fortuna cinquecentesca del Salvator Mundi in ambito lombardo grazie alla presenza di alcuni fogli inediti delle collezioni del Castello Sforzesco”. L’esposizione, curata da Pietro C. Marani e Alessia Alberti, presenta al pubblico il foglio ri-scoperto, affiancandolo ad altre opere del Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco e ad importanti prestiti dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana.

Il disegno che viene presentato all’interno di una teca in modo da consentirne la visione di entrambi i lati e dopo un intervento di restauro condotto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è entrato nelle collezioni civiche nel 1924 tramite un acquisto dal santuario milanese di Santa Maria presso San Celso. Sul recto del foglio sono disegnate figure copiate da studi anatomici di Leonardo risalenti a differenti epoche e cronologie, dal 1487 circa al 1510-13. L’attribuzione del foglio dimostra come gli originali del Maestro si trovassero tutti nella bottega e potessero essere variamente copiati dagli allievi. Non solo, ma un paio di questi disegni anatomici, quelli rifiniti a penna e inchiostro, sono di buona qualità e sono stati tracciati seguendo un disegno sottostante a matita rossa, che potrebbe far pensare ad un primo labile tracciato di Leonardo. Sul verso del foglio, invece, una scritta a matita nera o carboncino rimanda a uno dei dipinti più dibattuti di Leonardo: “SALV<A>TOR MUNDI”. Forse si tratta di un primo abbozzo per un’epigrafe o una scritta esplicativa da includere eventualmente nel dipinto del “Salvator Mundi” a cui Leonardo stava lavorando proprio intorno al 1510-13 circa. È questa l’epoca a cui possono risalire anche alcune delle repliche del “Salvator Mundi”, fra cui quella, parziale, firmata da Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì, datata 1511, custodita dalla Biblioteca Ambrosiana.

Gli studi di figure e i particolari anatomici rappresentati insieme al tipo di carta, antica ma purtroppo senza filigrana, permettono di collocare la sua realizzazione nell’ambito dell’atelier di Leonardo da Vinci e fissarne l’epoca di esecuzione verso l’inizio del secondo decennio del Cinquecento, in un momento in cui il maestro e la sua bottega stavano elaborando il motivo iconografico del Salvator Mundi. Ne è prova l’iscrizione sul retro del foglio, tracciata forse nel tentativo di mettere a punto un’epigrafe o un cartiglio in caratteri romani, per l’identificazione del soggetto del dipinto. Attorno al disegno sono esposti, con riferimento ai soggetti sviluppati sul recto, studi cinquecenteschi di anatomia, mentre per il soggetto a cui rimanda la scritta sul verso l’accostamento che si propone è con la variante del Salvator Mundi dipinta nel 1511 dall’allievo di Leonardo Gian Giacomo Caprotti detto Salaì e conservata alla Pinacoteca Ambrosiana. Collocandosi accanto alla Sala delle Asse, la mostra vuole permettere al pubblico di immergersi all’interno dell’organizzazione del lavoro e del cantiere che ha realizzato anche la decorazione della grande Sala, dove sicuramente sono stati all’opera alcuni dei migliori allievi del Maestro.

Info www.milanocastello.it

https://www.yesmilano.it

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