Più che espellere, a Milano i migranti si accolgo con le fanfare e gli striscioni di benvenuto. L’unica incognita è stabilire ora quanti di loro, durante questa l’invasione senza freno, arriveranno a Milano, bivaccheranno qua e là, si dedicheranno eventualmente all’illegalità. L’attuale ministro degli Interni, Lamorgese, non sa dire no a nessuno, aspetta il momento più favorevole e poi, eccoli, sbarcare a centinaia, lasciati lì ad aspettare che le giornate passino, giorno dopo giorno. Se questo è il modo per “accogliere”… Poi fuggono e si perdono nel territorio, vivendo di espedienti.
Dopo un tiramolla, nelle segrete stanze del Ministero, si è deciso che il Centro per le espulsioni di via Corelli sia riaperto. Uno schiaffo al PD, ma forse si cerca di far capire che i controlli, per gli aventi diritto, saranno serrati. Un ritorno, insomma, al buon senso del Centrodestra e ad una evidente necessità. Majorino griderà scandalizzato alla luna per un po’ di tempo, Sala farà il Ponzio Pilato, ma la decisione è presa.
Forse l’ironia non è sufficiente e forse ci vuole un po’ di sano sarcasmo nel constatare che la destinazione d’uso del centro è sempre la stessa dai tempi del Salvini ministro degli Interni. E a questo punto si dovrebbe parlare della Giustizia a Milano e ancora chiedersi perché clandestini espulsi siano ancora sulla piazza a commettere reati. Ma questo è un nuovo capitolo.

Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano