Nei nostri quartieri vi è purtroppo un’emergenza educativa che miete vittime senza grande eco. Vittime perché chi cade nelle mani dei pusher non solo rischia la vita, ma si inserisce in un circolo vizioso dal quale uscirne è poi molto complicato. Per queste ragioni ormai quasi due anni fa, il Municipio4 ha sostenuto un progetto ambizioso dell’ATS di Milano – “Progetto M.A.M.I.” – che ha visto coinvolte due importanti realtà educative e di cura milanesi: l’associazione ilGabbiano e Fondazione ErisOnlus (partner del progetto Rogoredo che ha contribuito a normalizzare il dramma del BoscodellaDroga).
Per più di un anno è stata garantita una presenza fondamentale per i giovani, coinvolti in attività di utilità comune e accompagnati da educatori esperti. Il progetto era volto anche al reinserimento lavorativo e alla consapevolezza dei luoghi di cura per chi ha mostrato di aver bisogno. Ecco, io penso che il Comune di Milano, Regione Lombardia e tutti i livelli istituzionali debbano investire maggiormente in questi progetti. E non è soltanto una questione di risorse, ma di qualità degli investimenti. Creare dei percorsi lunghi, perché ahimè non possiamo illuderci di offrire un servizio limitato, di breve durata. Chi viene coinvolto nel tunnel della droga ha bisogno di un affiancamento lungo, un percorso educativo costante. Non solo: tornare nelle scuole a raccontare ai ragazzi che la droga è quella roba che ti ruba la vita, senza se e senza ma; che per essere “figo” oggi si deve dire “no”. Tornare ad educare anche i genitori, soprattutto quelli giovani, che la guardia non si deve mai abbassare.
L’esperienza di Rogoredo, aver lavorato fianco a fianco a persone esperte come Pietro Farneti e Simone Feder, aver conosciuto Don Chino Pezzoli, mi ha insegnato che c’è sempre una possibilità in più. Una possibilità per evitare di finire vittima dei venditori di morte; una possibilità per uscirne e ricominciare. Ecco, abbiamo il dovere di testimoniare ai giovani queste esperienze, con l’aiuto di chi lo fa tutti i giorni come Pietro, Simone e Don Chino. Queste notizie non devono suscitare solo indignazione, ci devono obbligare all’azione.
Oscar Strano
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