Baber ce l’ha fatta. Dopo aver pulito parchi e marciapiedi (volontariamente e gratis) gli è arrivato il permesso di soggiorno per sei mesi. Siamo felici per lui e vagamente preoccupati per noi. Perché questa storia che viene dalla Milano dabbene, quella che crede agli unicorni e a Sala, è sicuramente toccante, ma contiene anche dei rischi. Che non vengono da questo sorridente ragazzo, ma dallo stuolo di emuli che potrebbero prendere per buona questa strada per diventare regolari. Repubblica racconta che lui, in quanto senza documenti, non poteva avere un lavoro. Ovviamente questa è una cosa che possono credere solo in Largo Fochetti e nelle social street radical chic. Chiunque conosca la realtà sa che non è affatto così.
I rider, ad esempio, non devono avere alcun documento. Solo una bici e tanta voglia di pedalare. Ed un sacco di altre economie informali possono contribuire a passare i lunghi mesi di pratiche burocratiche. Baber ha deciso un approccio creativo. Non è il primo in Italia. Ma non può costituire una regola. Soprattutto non può costituire un alibi all’ipocrisia. Tutti felici, infatti, per l’esito della vicenda. E non uno che si sia preoccupato di trovare a quest’uomo un lavoro vero. Raccogliere le foglie non lo è, se fatto in maniera estemporanea. O se lo è, e come liberale mi auguro lo diventi presto, dovrebbe sostituire quello che paghiamo con le tasse. Non affiancarlo. O ci compete o non ha davvero senso. Invece no. Sei mesi basteranno a Baber per capire la fregatura?
Soprattutto, dopo questo tam tam pubblicitario, quanti altri immigrati con la scopa appariranno in città? Perché la pulizia, pubblica o privata che sia, ha bisogno di organizzazione, non di improvvisazione. AMSA è un modello anche fuori dall’Italia, Parigi, ad esempio, è venuta più volte a discutere di modelli da importare nella municipalità. Questo per come viene organizzato il servizio. Non grazie a Baber. E per continuare ad eccellere non può gestire lo spontaneismo interessato di decine di persone con grandi ramazze e ben più grandi sogni. Per questo, se gli amici della social street volevano fare una buona azione, potevano tirare su il telefono. Ma forse l’assenza di documenti era insormontabile.
Ora li ha. Attendiamo il giro di telefonate per dargli un posto stabile. Sempre che le belle parole, ovviamente, non volino come foglie nel vento o bottiglie sul selciato delle colonne di San Lorenzo.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,