Il gong della vergognosa miseria e solitudine in cui vivono gli ultimi in questa civilissima città proiettata solo a conquistare il cielo con grattacieli sempre più innovativi, è suonato ancora: è morto in una cantina di una casa popolare un clochard algerino, irregolare, con decreto di espulsione. (Ma perché non era stato allontanato?) Un emarginato, di cui non si conoscono le motivazioni dell’espulsione, ma si può immaginare quel lungo andare dall’Algeria, la speranza iniziale, la caduta nell’incubo. Aveva 51 anni e una vita sprecata. La sua salma è stata trovata l’11 febbraio alle 11.15 dagli operai impegnati nella manutenzione straordinaria che prevede la bonifica di manufatti contenenti amianto, nello specifico i tubi della rete di riscaldamento sia nei seminterrati e sia nei sottotetti. La morte risaliva a due giorni prima.
Il comitato Insubria-Molise-Varsavia su Fb descrive quanto è successo “Nella cantina della scala G di viale Molise 5 è stato trovato il corpo di un uomo senza vita. L’uomo giaceva sopra un materasso, con molta probabilità era il suo abituale giaciglio notturno e da quanto si apprende è deceduto per cause naturali. La stessa cantina è andata a fuoco alle 3:00 del mattino il 29 Gennaio del 2019” E commenta “A #Milano c’è ancora molto da fare per evitare queste situazioni di estrema emarginazione. Le Istituzioni devono fare di più! Noi, continueremo a richiedere con determinazione degli attenti controlli congiunti con le forze dell’ordine cortile per cortile, scala per scala, cantina per cantina e sottotetto per sottotetto.”
La cronaca non sa dire se qualcuno porterà un fiore o piangerà, ma è una vita irrisolta, in una città che promette solo a parole, che non c’è più.
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