Pubblichiamo il post-denuncia di Marina Terragni che lamenta l’ingiusto trattamento subito da chi, senza conoscere le sue lotte e il suo passato, la definisce transofoba e omofoba.
Come l’amica Paola Tavella patisco l’orribile ingiustizia di essere chiamata omofoba e transofoba, quando a vent’anni ho lottato passo dopo passo insieme al MIT, Movimento Italiano Transessuali di Pina Bonanno e di molte altre che mi leggono su questo wall (c’ero praticamente solo io e un paio di radicali, come Franco Corleone) e dopo aver condiviso ogni momento della lotta di liberazione di quello che oggi si chiama movimento LGBT, fino all’ultima manifestazione pro-unioni civili In una gelida piazza della Scala.
Ero e resto al fianco delle persone T con amore e compassione per una condizione che comporta molte difficoltà.
Non ho mai detto una sola parola contro le persone T e sfido chiunque a riportare un mio solo pensiero transofobo.
Ma non pongo la condizione T al centro del mondo, non ne faccio il paradigma dell’umano né il soggetto assoluto del femminismo.
Le mie amiche T non hanno mai chiesto questo, ma solo di poter vivere in pace, e non si riconoscono in questa violenza misogina contro molte tra noi femministe.
Sanno bene che senza le lotte delle donne non sarebbe stata possibile nessuna lotta per i diritti Lgbt, e del resto lo sapeva perfino Michel Foucault.
Queste sono operazioni di propaganda organizzate da chissà chi che fanno il male anzitutto delle persone T.
E’ molto doloroso vedere cancellata tutta la tua vita da violente operazioni diffamatorie accompagnate da minacce fisiche solo perché non ti pieghi al business del biomercato neolib, dall’utero in affitto alla manipolazione chirurgica e farmacologica dei corpi di bambine e bambini.
Ma c’è da fare questa lotta e continueremo a farla. Condivido incondizionatamente le parole di Paola.
Paola Tavella
Nei commenti a questa intervista – di cui sono ancora grata a Maria Novella de Luca – spiego quanto dolore e sconcerto mi ha provocato e mi provoca sentirmi insultare come omofoba, e persino transofoba, a causa della mia radicale opposizione femminista alla biopolitica neoliberista. Ho potuto esprimere bene il mio pensiero e penso che azzannarci fra donne sia un errore fatale, e che dovremmo sempre discutere a partire da quanto abbiamo in comune invece che rinfacciarci ciò che ci divide.
Post di Marina Terragni
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