Le famiglie partivano da casa sorridenti, magari in compagnia, le macchine colorate di palloncini, secchielli e palette, la vacanza al Mare di Milano iniziava in allegria. L’Idroscalo era libertà, rilassamento, una fetta d’anguria fresca: un paradiso a portata di mano e di tasche, insomma. Ombretta Colli, presidente della Provincia, aveva speso energia, competenza per rendere quel luogo più che accogliente. Era centro per gli sport acquatici e oggi, abbandonato a se stesso, sta degradandosi e richiede urgentemente un piano di rinnovamento.
A Sala, il sindaco super green, evidentemente non interessa. La città Metropolitana, dopo l’orrenda legge Delrio, non ha un’identità e una volontà. Il presidente del CdA dell’Idroscalo, Taveggia, in una lunga lettera denuncia: «Dall’ex Provincia nessun piano di rilancio» E sottolinea riassumendo al Giornale«alcune distorsioni che a nostro parere si sono verificate tra la pubblica amministrazione e il nostro organismo», lo scontro «con un ambiente che non ha mai collaborato, fermo a metodi di lavoro sorpassati e ancorati a una mentalità vecchia di decenni» quando invece «a inizio mandato ci era stata prospettato un lavoro e un impegno a servizio totale, dai bisogni delle famiglie al prestigio dei Campionati del mondo». I rapporti «sono cambiati col nuovo direttore». Ma il forte deficit informativo e le notizie parziali e fuorvianti ricevute hanno ingenerato la convinzione che ci fosse qualcosa che non andava» Che i soldi manchino è assodato, ma la domanda clou che pone al sindaco Sala e alla vice Censi è: «Avete davvero intenzione di trasformare l’Idroscalo come hub e farlo diventare un gioiello ambientale e sportivo? Se sì siamo ancora insieme per questo processo, ma deve essere un sì deciso che non ci umili con inutili e triti riti della vecchia politica».
Anna Ferrari
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