Il muro dei cinesi è stato immediato: chiusi i ristoranti, i negozi e i “Centri massaggi”. Un muro a difesa dei clienti, dicono, e dei dipendenti. Una buona giustificazione apparentemente, ma chi andava ancora, per esempio, nei Centri massaggi? Centri molte volte con molti servizi alla persona, a volte prostituzione velata dal silenzio dei luoghi ad hoc. Qualche indagine nei casi più evidenti, qualche chiusura temporanea, ma i clienti non mancavano, anzi. L’emergenza cambia totalmente le abitudini: niente massaggi ravvicinati e anche questo rientra nella psicosi collettiva. Pare che, nonostante la “socialità di Sala”, il mondo cinese rifiuti il mondo milanese, quasi fossero untori gli italiani. E, quindi, un bel muro, quasi una risposta concordata senza tentennamenti. E così i titolari del “Pechino” di viale Giulio Cesare ieri hanno comunicato uno stop fino al 16 marzo prossimo, con l’idea di muoversi nel senso della «precauzione nei confronti dei cittadini», come reca il contenuto di un cartello sulla porta di ingresso. Il ristorante Oishii in via Milano avvisa la clientela di voler «sospendere l’attività fino a data da destinarsi. La decisione – si legge – è stata presa in considerazione della vostra sicurezza, ma anche per la salute dei nostri dipendenti. Vi ringraziamo del continuo supporto in questo periodo difficile». Serrande abbassate inoltre per il ristorante Tokyo, in viale Lecco, almeno fino al 4 marzo. I ristoratori cinesi o giapponesi non sono gli unici a risentire della psicosi Coronavirus: sono chiusi fino a data da destinarsi il centro estetico cinese TingTingNail Spa di via Cadorna, il parrucchiere Dodo Salon di via Milano e il centro massaggi Tuina di viale Roosevelt, quest’ultimo ufficialmente “chiuso per ferie” (elenco della Provincia”) Per dire “uomo avvisato, mezzo salvato”. Le spacconate della sinistra, comunque, non vincono la psicosi e neppure il virus.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano