La casa è disegnata dai ricordi, segue la logica dei simboli, memorie piccole e gradi, ma sempre affettive. E rimbalzano con la profondità di un gesto, di una stagione, di un pezzo di vita. La solitudine di F. è forzata, oggi, ma è ripetitiva da troppo tempo, con quel nodo alla gola che stringe anche i sentimenti. F. ha fatto le sue battaglie, ha inneggiato al femminismo nei lontani anni 60, non ha risparmiato il cuore e neppure la voce per raccontare al mondo che essere “donna” è bellissimo, un privilegio. L’autodeterminazione era il suo sangue, la logica era la sua forza, e quel sorriso rappresentava un bacio sfiorato. Oggi è un inno cantato sottovoce alle donne, una festa senza colori festanti nelle strade: è il momento di essere insieme col pensiero e avere progetti solidali. Ma F. ha comprato un mazzo di rose rosse e le ha disposte come fossero regine, sul tavolo corroso dai tarli. “E’ un regalo della vita”, mi dice. “Ascolta… parleranno anche a te del tempo, delle conquiste, del profumo dell’anima e di quel sentirsi in tante ad affermare la parità, a dimostrare intelligenza e intuizione.” Solitamente andavo a brindare con le amiche in una vecchia osteria, con i festoni colorati alle finestre, per mangiare il risotto giallo, così buono, quando è fatto bene. E poi a raccontare la fierezza e la dignità di una vita, la miseria incontrata senza luce, il lavoro impegnativo, ma gratificante. E ci illudevamo che l’aumento delle donne diventate “cape”, fosse anche un po’ merito nostro, quando conservavamo come reliquie i libri di George Sand e di Ibsen. Lasciami dire…oggi la festa delle donne è la festa della responsabilità femminile per superare questo momento di crisi. I siti dei comitati di quartiere si sono mobilitati offrendo la propria pagina per raccogliere istanze e fare del bene. E l’iniziativa è quasi sempre donna. E un grazie a quelle donne che non conoscono il tempo, negli ospedali, nel volontariato, nelle piccole cose che sanno inventare per aiutare. Ho 76 anni e devo osservare questo esilio in casa, ma nessuno mi vieta di abbracciarle tutte con il cuore. E, quando sboccerà la primavera, forse potrò cantare e ballare con il mio ombrello decorato con le ballerine di Degas. L’ombrello non va d’accordo con il sole? Andrà d’accordo con la mia anima.”
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano