Il Salotto di Milano è nudo. Nudi i simboli di Milano. Rinascente, Broggi, Coppola chiusi. E le litanie, le invocazioni in Duomo. Assenti. Un silenzio che parla di tragica attesa, di panico ingigantito dallo spettrale deserto delle strade, delle piazze, isole che non sanno vivere il lavoro, lo sfrenato desiderio di lusso. Nessuno ride o scambia un progetto di vita. I divieti hanno creato un clima di guerra, ma non c’è il bunker dove rifugiarsi perché il nemico non possiede bombe, ma Milano si sente in battaglia. E’ il momento, dicono, della responsabilità, dell’unità collettiva, della consapevolezza che questa comunità chiamata Milano o Lombardia deve vincere senza se e senza ma.
E la generazione operosa forse non è preparata al sacrificio, alla condivisione d’intenti. In casa, obbligatoriamente in casa, la fantasia ha creato una vita nuova, più conviviale, più partecipata per far morire il tempo. I bambini giocano felici di non andare a scuola, la nonna scorre il rosario in silenzio, la testa reclinata ad invocare con speranza. Ha vissuto la guerra, il figlio al fronte e sa che solo la Madonnina potrà dare un aiuto. La Madonnina non ha mai tradito, nessuno può azzerare la sua potenza. Neppure quel maledetto Coronavirus così invisibile e a volte mortale.
Ma la morte è lì, a due passi, l’incognita di un abbraccio, di un incontro ravvicinato, di un “prossimo” forse ignaro di essere un portatore. I bollettini scandiscono numeri apocalittici, il sistema sanitario fa miracoli e non importa che i simboli di Milano non gridino frenesia e ritmi ossessivi, oggi è il momento della responsabilità per una Milano di persone consapevoli e unite.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano