Un clochard, uno dei tanti, rifugiato in un centro d’accoglienza, è risultato contagiato dal coronavirus. Dicono che già domenica presentasse i sintomi in fase acuta, dicono che alla sera fossero peggiorati. Soccorso dal personale del 118, il clochard è stato trasportato in ospedale dove è stato sottoposto alla profilassi protocollata per il Covid-19.
Non si sa nulla per ora per ricostruire una vita marginale, senza prospettive. Per chi non ha il calore di una casa, per chi deve lottare per avere uno spazio in un centro, per uno che non sa neppure rivolgersi a qualcuno per dire “Sto male”, la solitudine scarnifica la volontà. E quell’andare e ancora andare, con i suoi pensieri disperati nel vuoto di una città che, suo malgrado, sta lottando contro il virus, appare la sconfitta totale di chi ci governa. E non si chieda dove e quando sia stato infettato perché la strada, le stesse mense di carità, l’utilizzo di spazi comuni sono di per sé situazioni favorevoli. Nel momento in cui l’Italia si abbraccia con gli applausi ai balconi, la distanza abissale tra la normalità anche se difficile e l’abbandono è gigantesca. Sala, questa amministrazione, ha dimenticato e ha rimosso il fenomeno e forse gli sembra il massimo delle privazioni l’aperitivo a Brera.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano
Con un Comune assente saranno in tanti
La scelta sarà coronav o fame di cosa è meglio morire?