Il settore dei parchi divertimento italiani potrebbe essere completamente travolto dall’emergenza Coronavirus. Colossi come Leolandia, Gardaland e Mirabilandia rischiano infatti di restare chiusi per tutta la stagione 2020. Nel solo periodo delle vacanze di Pasqua, con gli italiani costretti a restare chiusi in casa per misure di contenimento del contagio , andrà in fumo oltre un terzo del fatturato di un settore che ha archiviato il 2019 facendo registrare ricavi diretti pari a circa 420 milioni e un indotto complessivo dell’ordine di 1,5 miliardi di euro. Ma ora che “il rischio è il default”, gli operatori potrebbero essere costretti a “licenziamenti di massa” per restare a galla e abbattere i costi. Una prospettiva drammatica per un comparto che impiega circa 25 mila persone, tra i circa 10 mila dipendenti fissi e gli altri 15 mila stagionali “che però non possono essere messi in cassa integrazione”. A lanciare l’allarme è Giuseppe Ira, patron del parco Leolandia di Capriate, in provincia di Bergamo, e presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani (Ppi), che rappresenta oltre 230 parchi divertimento di carattere tematico, acquatico e faunistico. Il problema è che i parchi divertimento sono il tipico luogo di aggregazione. Ecco perchè “siamo il comparto più colpito da questa emergenza, quello che sicuramente soffrirà di più”, spiega Ira ad Askanews: “Siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi ad aprire. Per il momento ci siamo messi il cuore in pace, nella migliore delle ipotesi non riapriremo prima del 13 giugno. Ma solo se avremo dallo Stato la garanzia di poter tenere aperto per tutta la stagione. Attivare l’impianto di un parco come Leolandia vuol dire spendere 3 milioni di euro. Non è possibile chiudere dopo 20 giorni in caso di nuova ondata di contagio. O abbiamo la certezza da parte dello Stato che una volta aperti si resta aperti oppure non riapriamo”.
Uno scenario di questo genere porterebbe molti parchi a tema sull’orlo del fallimento. Soprattutto i faunistici e gli acquari che nonostante lo stop forzato dell’attività continuano a sostenere costi elevati per il mantenimento e la cura degli animali. Il rischio, avverte Ira, è quello di una “razzia da parte di operatori esteri già calati in Italia per vedere chi non ce la fa più e rilevare l’attività a prezzi di saldo”. Tocca dunque al governo, “che ha completamente abbandonato il settore turistico”, scongiurare una prospettiva di questo genere. “In questo periodo – osserva ancora il presidente dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani – vedo molta confusione. Il governo ha anche buone idee, peccato poi che chi le mette in pratica, dirigenti dei Ministeri e burocrati dello Stato, lo faccia mettendo tutte le barriere possibili inimmaginabili. Altri paesi in piena emergenza come Germania Francia e Usa si sono mossi correttamente. Basterebbe guardare il loro modello copiare esattamente gli stessi provvedimenti. Non bisogna inventare cose strane. Gli aiuti a pioggia non mi piacciono. Ci vuole una regia intelligente che non può essere relegata alle banche”. Il peccato originale, secondo il numero uno dei parchi permanenti italiani, sta nell’omogeneità di trattamento per settori completamente diversi: “Un’azienda metalmeccanica potrebbe ricevere gli stessi aiuti di un’azienda del settore turistico che però resta ferma sei mesi. Io quest’anno perderò diversi milioni di euro ma ho comunque il problema di pagare i fornitori per gli arretrati. Mi serve dunque un finanziamento per mettere in sicurezza l’azienda. La mia è una società certificata, con rating pubblico, ma per il settore bancario non sono finanziabile perchè negli ultimi anni ho investito molto. Le regole di Basilea 3 non possono essere applicate in Italia in un momento come questo: le banche dovrebbero guardare alla redditività e non solo all’indebitamento”. (Askanews)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845
Ma i luna park itineranti sono nelle tue stesse condizioni io sono dal 23/02^2020 che sono bloccato ad ASTI fammi sapere se ci sono nuove disposizioni