No, quello che è successo l’altra sera a reti unificate, un attacco vigliacco e proditorio alle opposizioni da parte del Premier, non è normale. Ma si inserisce in un quadro di cose assurde che va visto in tutta la sua interezza per capire quanto irrecuperabile sia la situazione. E per farlo dovete avere un po’ di pazienza e tornare con me indietro al 2011. Quell’anno l’Italia decide di firmare il MES, che il Parlamento ratificherà solo l’anno dopo. Tuoni, fulmini e saette: perché abbiamo fatto quella sciagurata scelta?
Nel 2011, con l’ultimo statista che questo paese abbia avuto al governo, c’era un’Italia molto diversa al tavolo in Europa. Prima differenza: non pensavamo a noi stessi come degli accattoni. Non c’era bisogno di dire che non avremmo mai acceduto al MES. Era ovvio e scontato. Seconda differenza: anche noi, sotto sotto, tifavamo per delle condizionalità chiare, perché volevamo metterci meno soldi possibile. Infatti, più che sulle condizioni, la partita si giocava su quanti soldi dovessimo versare. Il Mes era una cosa per paesi al fallimento. E noi, pur nelle difficoltà, quando avevamo ancora Lui al governo, non ci vedevamo così.
L’anno dopo il MES è stato approvato con l’opposizione della sola Lega (e non certo perché non potevamo accederci) e l’assenza di Giorgia Meloni (idem). Poi abbiamo cominciato a credere ai Grillini e ci siamo improvvisamente considerati dei poveracci che andavano mantenuti. Questo ha aperto il secondo fronte: il MES ti aiuta poco. E anche qui, io vedo un sacco di gente citare la Grecia, dimenticandosi di paesi come Irlanda e Portogallo, letteralmente rifioriti con una cura da cavallo. Anche la Spagna non era propriamente messa male, alla fine.
Arriviamo così al discorso dell’altra sera in cui, rispetto al 2011, non è cambiato nulla: il MES a noi non serve perché è troppo piccolo (36 miliardi contro i 200 che servono a noi) ed il premier cinque stelle che si lamenta delle fake news. Degli altri. Lui può impunemente dire che la Meloni nel 2012 fosse al governo (falso), che sempre in quell’anno vi fosse un governo di centrodestra (falso) e persino che lui non governa mica col favore delle tenebre. Lui. Il gran ciambellano dei DPCM alle 23,30. Il maestro indiscusso dei decreti legge pubblicati alle due di mattina in gazzetta ufficiale. Una cosa imbarazzante. Arrivata dopo la confusione tra Pasqua e Pesach fatta il giorno prima.
Insomma, lui è il Conte del Grillo. Lui è lui, e voi non siete un. Mettetevela via, la vita va così, lui può mentire, sbagliarsi, attaccare e spargere veleno. L’opposizione no. Lui chiede collaborazione e poi mette la fiducia. Sempre lui chiede aiuti nella stesura dei provvedimenti e poi boccia ogni proposta. Lui può. Gode di un salvacondotto politico dato da un popolo che, in una sua parte non irrilevante, tende avido i polsi alle catene. Per questo, anche a Pasqua, non dobbiamo stancarci di difendere la verità. Altrimenti se ne approprierà definitivamente lui. E abbiamo visto come la tratterà.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,