Gentile redazione,
mi sento un po’ fuori posto a sollevare un argomento che può sembrare abbastanza futile in un momento come questo, ma allo stesso tempo penso sia giusto porci una domanda: perché in mezzo a tante restrizioni più che giuste dobbiamo sopportare anche delle assolute sciocchezze, imposizioni del tutto arbitrarie.
Come molte delle donne che stanno leggendo, mi sono trovata a “centellinare” l’uso delle calze. Dopo i primi giorni in cui non ci facevo caso e buttavo senza pensarci le calze smagliate, ora sono arrivata a “rammendare “ i collant da cui fanno capolino le dita, un po’ come le nostre nonne rammendavano le preziosissime calze di seta o di nylon del dopoguerra. E se questo capita a me che sto in casa, ben peggio andrà a tutte quelle donne che devono continuare a lavorare e non possono certo farsi prestare i pedalini del marito.
Eppure entro in Esselunga (ma penso che negli altri market sia lo stesso) e l’oggetto del desiderio è lì sullo scaffale, basterebbe allungare la mano e metterlo nel carrello, ma mi trattengo perché tutto l’espositore delle calze e della biancheria è barrato da strisce di adesivo tra le quali campeggia un cartello “Non è possibile acquistare i prodotti presenti in questa area”.
Perché? Vendere un paio di collant può aggravare il pericolo di contagio? E’ forse giusto impedirci di acquistare tutto quello non strettamente connesso con la sopravvivenza? Ma esiste anche la decenza. Andare in giro con le calze smagliate può permettermi di aiutare i nostri medici al fronte?
Chiaramente si tratta semplicemente di una sciocchezza che gradirei molto venisse sistemata.
Devo comprare qualche paio di calze su internet, quando il prezzo della spedizione è superiore al prezzo del prodotto ? O devo scoprire se per caso le vendono a “borsa nera ” come durante la guerra? Non ho mai rubato neppure una caramella nella mia vita e mi viene da ridere se penso che a 60 anni per la prima volta mi è venuta la tentazione (ovviamente non assecondata) di infilarmi le calze in borsetta.
Scherzi a parte, se si mettono delle restrizioni come questa che ho evidenziato io (ma quante altre ce ne saranno..), per favore almeno abbiano motivazioni intelligenti!
Emanuela
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Non vorrei fare il maestrino ma a me hanno sempre detto che prima di scrivere o parlare è meglio sapere e informarsi. Come in questo caso. Esselunga ha deciso di non vendere le calze, altre insegne sì. All’I’ns, ad esempio, le calze e i collant sono liberamente in vendita.