A questo punto si parla di umanità e di capacità di intercettare le difficoltà di molti milanesi. Ha parlato tanto di politica partecipata, di conoscenza del territorio, ma oggi che basterebbe un gesto, quel gesto non arriva. E i proprietari dei bar, dei ristoranti, dei negozi, delle attività insomma stringono la cinghia, vanno alla Caritas o al Monte dei pegni. Ma nessuno sconto per Tari e imposta di occupazione del suolo pubblico. In tempi di Coronavirus e coi negozi chiusi da settimane e gli esercenti più o meno furiosi, sarebbe ragionevole e di buon senso che l’Amministrazione stornasse i canoni già pagati o che scontasse quelli che devono ancora essere versati. Perché pagare per un servizio che non c’è? Non è pessimistica retorica parlare di nuovi poveri, purtroppo. «Ho sollevato la questione» spiega un barista a Libero «mi sembra di buon senso: io pago un canone annuale per il dehor sul marciapiede, ma adesso non posso utilizzarlo. Perché il Comune non mi sconta i mesi in cui sono stato fermo con l’attività?»
A Libero chiarisce Fabrizio De Pasquale (F.I) «Assurdo. D’accordo, però facciamo chiarezza: il Comune non ha ancora approvato le tariffe di Tari e Cosap per il 2020. Quindi è molto semplice, basta decidere adesso una riduzione del 20%. Non serve molto, e non ci sono scuse. Purtroppo Milano» aggiunge, «deve mettersi nell’ottica che c’è un concreto rischio di chiusura per migliaia di attività. Se questo accadrà, le ricadute ci saranno anche per i conti del Comune che incasserà meno del solito. Per questo il Comune ora deve fare dei sacrifici, chiedendo ai milanesi meno di quello che ha sempre chiesto». Parliamo di cifre considerevoli, tra l’altro. Mediamente un’attività commerciale paga una Tari che oscilla tra i 15 e i 40mila euro annui, mentre di sola Cosap Palazzo Marino riesce a mettere assieme la cifra di circa 80 milioni di euro ogni dodici mesi. «Due terzi di questi soldi» prosegue De Pasquale, «vengono dalle attività commerciali. Sono numeri che fanno la differenza», continua l’esponente di Fi, «siamo dell’idea che il Comune non deve solo dilazionare queste cifre ma non debba proprio riscuoterle. Serve dare respiro ai nostri commercianti». E sull’occupazione di suolo pubblico De Pasquale aggiunge: «I problemi ci saranno anche nei prossimi mesi, anche quando si riaprirà la città. Perché con il distanziamento fisico dei tavoli sarà possibile avere meno coperti, quindi ci sarà meno lavoro. E assurdo che il Comune non si sia ancora mosso».