Il pudore e il silenzio della povertà

Milano

Distanziati, mascherine a mimetizzare il viso, occhi che rincorrono i pensieri e forse i ricordi. Sono le file che squadernano la povertà, la fatica, la fame. Sono silenziosamente in attesa e in cuor loro, di qualsiasi etnia siano, ringraziano il loro Dio per quelle iniziative di carità. Il flagello del virus ha bussato a tante porte, ha convalidato, se così si può dire, indigenza di molti e ha creato una fascia di nuovi poveri che con pudore e vergogna affiancano i clochard. Le file si ripetono agli empori solidali, alle mense dedicate, al Monte dei pegni, per risolvere il presente, la fame dei figli, il sorriso di una compagna.

«Dal 24 febbraio, ovvero dall’inizio dell’emergenza sanitaria in Lombardia, abbiamo potenziato gli 8 Empori e distribuito tessere di emergenza per le famiglie colpite dai danni collaterali del Covid19 – spiega Gualzetti di Caritas Ambrosiana -. Attraverso questo sistema oggi distribuiamo al giorno 5,5 quintali di generi alimentari, il 50% in più rispetto al periodo precedente alla crisi e assistiamo duemila famiglie, il 25% in più.” Si impegnano gli oggetti di famiglia, piccoli gioielli che sudano ricordi, conquiste nel lavoro, affetti scomparsi. E’ una società che piange senza lacrime che rivive un vissuto esaminando gli eventuali errori, che non sa quanto può sperare. Scrivono anche a questa testata “Aiutatemi”.

Sono silenziosamente soli come spesso succede a chi conosce  la povertà. Nella Fase 2, che farà Sala?

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