Milano, Lombardia…E ascoltava umori popolari e sofisticati, d’una città comunque aperta, europea per interessi e relazioni, in cambiamento. Arte, cultura, industria. Nessuna “retorica dell’ottimismo”. Semmai, la coscienza che “sorgerà una città più forte, più ricca, più bella. Vale la pena rileggere Savinio proprio mentre oggi ascoltiamo le voci della crisi e, con grande preoccupazione, gli echi di un vero e proprio assalto polemico contro Milano e la Lombardia, con rischi per il complesso dell’economia italiana: la locomotiva che s’è fermata, il modello capovolto nel negativo, il primato del “fare, e fare bene” infranto sotto il peso del record dei malati e dei morti. Qualcuno del Movimento5Stelle ha azzardato addirittura “il commissariamento della Lombardia”. Demagogie. …Il sistema sanitario lombardo ha mostrato sia eccellenze (soprattutto per l’impegno generoso e appassionato di medici e infermieri, ma anche per il buon funzionamento di ospedali e cliniche pubblici e privati) sia gravi carenze di struttura. A emergenza finita, sarà il caso di fare una profonda riflessione critica sulla sanità. Ma senza cedere alla propaganda e alla partigianeria, la Lombardia guidata dalla Lega contro il governo centrale sostenuto da 5Stelle e Pd e viceversa, i partiti di maggioranza contro il governo della Regione, ma anche la bizzarria delle minacce di chiudere i confini della Regione Campania “ai lombardi e ai veneti” da parte del governatore De Luca, Pd. …La parola è “insieme”. Il richiamo al senso di responsabilità generale è chiarissimo.I milanesi e i lombardi più responsabili hanno sempre respinto le aggressioni contro Roma, nei momenti di maggiori difficoltà della città. Non hanno ceduto alle tentazioni del separatismo né alla vaghezza superba della “città Stato… oggi va ribadito che l’aggressione contro la Lombardia è una ferita per tutto il sistema Paese.
Milano ammalata di Covid-19 ma anche di produttivismo, affarismo, frenesia da “che gente, che cambi”? È necessario ricordare bene sia i limiti sia i punti di forza di Milano e della Lombardia, che hanno avuto e avranno effetti positivi su tutta Italia: la regione vale un quarto del Pil italiano (con ricadute sulle entrate fiscali nazionali e dunque sulla spesa pubblica generale, l’assistenza e gli investimenti) e una quota rilevante dell’export, ha il record dei brevetti e della presenza di imprese internazionali, garantisce alti standard della ricerca scientifica, medica e farmacologica, ha università tra le migliori d’Europa e attrae intelligenze, risorse, talenti da tutto il mondo. Operosità e cultura politecnica. Intelligenza attiva. E profondo senso di solidarietà sociale.Per essere chiari: giocare contro Milano significa giocare contro il futuro dell’Italia. Ma c’è purtroppo anche altro, in questo clima di aggressione nei confronti di Milano e della Lombardia. Ed è una contestazione radicale contro l’impresa, di cui la Lombardia è paradigma. L’assistenzialismo contro la produttività, il fantasma di un “Iri2” (la gestione pubblica e politica delle imprese, che ha dato troppo spesso cattiva prova di sé nella recente storia d’Italia) contro l’intraprendenza privata, la burocrazia contro l’efficienza, la voglia di dominio della politica sull’economia invece che la competitività e il mercato ben regolato. Le clientele di partito contro il merito, la competenza, la responsabilità. Sono tentazioni negative da statalismo di ritorno, che possono mettere seriamente in crisi ogni impegno per impostare efficaci politiche di ripresa e di sviluppo sostenibile in chiave europea. Un punto dev’essere fermo, nella coscienza generale: la ricchezza, il lavoro, il benessere sono frutto dell’attività d’impresa. E senza impresa, non c’è ripresa. Che lo schema del “contro Milano” o di “Lombardia contro Roma” non funzioni, proprio per gli attori economici italiani, lo dimostrano anche i risultati della consultazione per eleggere il nuovo presidente di Confindustria. Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, è stato designato con due terzi dei voti del Consiglio generale dell’organizzazione. Per lui hanno votato lombardi e veneti, emiliani e campani, romani, calabresi e siciliani, un consenso trasversale che ha voluto sottolineare i valori dell’interesse nazionale, d’una strategia unitaria per la ripresa. “Insieme”, ancora una volta.
- Blog Antonio Calabrò Giornalista, scrittore e vicepresidente di Assolombarda
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Parole sagge,
Sembra di essere tornati al medioevo quando si pensava che se uno si era ammalato era per punizione divina, se lo era meritato