(una riflessione che riguarda come potremo ricominciare a frequentare il Parco, una volta che le autorità lo renderanno possibile)
A Pierfrancesco Maran, Marco Bestetti
Oggi, in questi giorni, in queste settimane dobbiamo stare a casa, limitare al massimo i contatti sociali, e questo vale anche per la frequentazione – a qualsiasi titolo – del Parco. Ma, anche se non sappiamo quando, un giorno – speriamo presto – potremo passare dalla fase di “clausura severa” ad una fase nella quale la città potrà riprendere, con grande prudenza e con regole di comportamento precise, le sue attività.
Magari un po’ per volta, progressivamente, “tarando” di volta in voltai nostri comportamenti per farlo in piena sicurezza.
In questa fase 2, pensiamo che anche il Parco dovrebbe, con prudenza e con regole che ne permettano un utilizzo sicuro, tornare ad essere frequentato anche dai cittadini.
Il “quando” scatterà, finalmente, questa fase 2 lo determineranno l’andamento dell’epidemia e, quindi, delle autorità preposte. Probabilmente le stesse autorità decideranno anche “come” e “se” fruire del Parco (dei parchi cittadini).
Gli esperti hanno più volte ribadito come la probabilità di contagio all’aria aperta sia bassissima. Ernesto Burgio, Pediatra esperto di epigenetica e biologia molecolare nonché presidente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale e membro del consiglio scientifico dell’EuropeanCancer and Environment ResearchInstitute di Bruxelles, dice che “il 90% dei contagi avvengono tra persone che hanno un rapporto diretto, che hanno un’esposizione ravvicinata, in ambienti chiusi. Cioè: famiglia, luoghi di lavoro e purtroppo ospedali.
In sintesi, secondo il dott. Burgio non ci sono ragioni per impedire attività all’aperto, purché isolate o a debita distanza da altri.
Tra qualche settimana molti di noi risaliranno sui metro e andranno al lavoro: tenere chiusi i parchi mentre ci si chiude in un autobus ha senso? Abbiamo qualche dubbio.
Noi cittadini abbiamo sofferto molto in questo periodo. Il parco è, per molti di noi, fonte di benessere fisico e psichico. Ci siamo, così, messi a pensare quali spazi del Parco rendano più difficile un corretto distanziamento e/o le garanzie igieniche (segnate in rosso sulla mappa), aree/attrezzature che si potrebbero vietare, o comunque sottoporre ad un uso controllato e limitato (come le aree delle associazioni Aurora e Bersagliera, che potrebbero essere riservate alla frequentazione dei soli soci con criteri che garantiscano la sicurezza degli stessi, o i sentieri più stretti, come nell’area naturalistica o il sentiero cntrale dell’area umida).
Anche il transito nel Parco fra un quartiere e l’altro, con l’uso della bicicletta o a piedi, non dovrebbe rappresentare un problema (sempre fatte salve le necessarie regole di sicurezza!).
La bicicletta, fra l’altro, potrebbe rappresentare un mezzo da valorizzare per tornare a frequentare la città (quando si tornerà in tanti al lavoro), senza intasare i mezzi pubblici. Su questo l’amministrazione deve lavorare molto, perché sulla mobilità sostenibile c’è ancora molto da fare.
In questo modo, con intelligenza, rispetto e precauzione, potremo ritornare, forse presto, a godere delle meraviglie che il nostro parco ci offre.
Giovanni Pedalgronda e Marco Volpi
Post Parco delle Cave
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845