Luca Steardo, neurologo e neurofarmacologo all’Università di Roma La Sapienza, nella sua pubblicazione sulla rivista scientifica Acta Physiologica, accende il faro su farmaci e terapie in grado di neutralizzare il virus o i suoi effetti neurologici.
Riportiamo in sintesi le affermazioni più utili riprese da LETTERA43
Le segnalazioni di complicanze neurologiche da parte di pazienti affetti da Covid-19 «sono in aumento», afferma Steardo, «per tali ipotesi, un trattamento anti-neuroinfiammazione potrebbe aiutare i pazienti ad ottenere, in caso di guarigione, una migliore qualità della vita». Le molecole responsabili dell’infiammazione sistemica, chiarisce l’esperto, «provocano la rottura della barriera emato-encefalica, attivando un conseguente processo neuroinfiammatorio particolarmente grave». In questi casi, spiega il ricercatore, i pazienti che abbiano superato una «sindrome da distress respiratorio possono presentare la comparsa o l’aggravarsi di una sindrome da decadimento cognitivo con insorgenza di delirium e danni associati alle funzioni cognitive». Di conseguenza, sottolinea, «diventa necessario intervenire non solo per una normale ripresa della funzione respiratoria, ma anche per un ripristino delle funzioni cognitive». Queste ultime, conclude Steardo, saranno tanto più compromesse «quanto meno si è tentato di proteggere il sistema nervoso centrale dall’aggressione di un processo neuro infiammatorio incontrollato e prolungato. A tal fine, la molecola palmitoiletanolamide ultra micronizzata (PEA-um) ha provata efficacia nel restituire alle cellule gliali la loro funzione, contrastando i fenomeni lesivi a carico del sistema nervoso centrale». Dunque bisogna agire su più fronti: «la salvaguardia della sopravvivenza del paziente e la restituzione di una buona qualità di vita, che escluda il manifestarsi di problemi cognitivi».
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