Conte è inadeguato, ma il PD non è da meno

Attualità

In un bel romanzo autobiografico degli Anni Trenta, Ernst von Salomon scrisse che la guerra «strappa le maschere dal volto degli uomini» e «chi mente appare nudo e spoglio». È ciò che, se prendiamo per buona la metafora bellica applicata alla crisi sanitaria ed economica in corso, è accaduto al presidente del Consiglio. La maschera di Giuseppe Conte è caduta, svelando il volto non di un leader politico, non di un uomo di Stato, ma di un italiano medio privo delle qualità necessarie a governare una situazione oggettivamente difficile. Un uomo comune in un contesto eccezionale. «Inadeguato» è l’aggettivo con cui oggi, pubblicamente o confidenzialmente, lo definiscono quasi tutti: associazioni di categoria e sindacati, media e vescovi, banchieri ed alte cariche istituzionali, leader politici di maggioranza e di opposizione. Non c’è dubbio che il giudizio sia fondato. Decisamente inadeguate di sono infatti rivelate le scelte sanitarie, economiche e politiche; clamorosamente inadeguata si è rivelata la strategia di comunicazione adottata con spirito narcisistico ipercontiano da Rocco Casalino. Ma è davvero tutta colpa del solo Giuseppe Conte? Cosa ha fatto di diverso, ad esempio, il Pd? Sorprende, infatti, costatare che il giudizio liquidatorio nei confronti del premier non sia più circoscritto agli eletti del partitino corsaro di Matteo Renzi, ma caratterizzi anche i dirigenti del “partitone” di Nicola Zingaretti. Unica differenza è che quel che Renzi e renziani dicono apertamente, Zingaretti e compagni lo dicono a mezza bocca. Si tratta dello stesso Nicola Zingaretti che appena cinque mesi fa elevava l’avvocato del popolo a «punto di riferimento fortissimo di tutte le forze progressiste». Il fatto che il giudizio di allora si sia rivelato ipocrita non significa che ipocrita non sia il giudizio odierno.

Giuseppe Conte è un premier senza partito e senza esperienza, dunque condizionabile. Il Pd ha la responsabilità diretta non soltanto sul rapporto con le Regioni (ministro Francesco Boccia) e con l’Europa (ministro Vincenzo Amendola), su Infrastrutture e Trasporti (ministro Paola De Micheli) e in parte sulla Scuola (viceministro Anna Ascani), ma col ministro Gualtieri e il viceministro Misiani ha la piena e diretta responsabilità delle politiche economiche. Dare tutta la colpa di quel che non va a quell’«incompetente» di Conte è un modo pilatesco per scaricare su altri responsabilità quantomeno collettive. Giuseppe Conte è senz’altro inadeguato, ma farne un capro espiatorio non basterà a velare l’inadeguatezza del Partito democratico.


post Andrea Cangini deputato /F.I)

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