Commercianti italiani multati. Negozi etnici aperti senza regole

Milano

Qualcuno dica a Sala che dopo il tour ai Navigli, l’incazzatura, le minacce dovrebbe fare un bel giro d’ispezione e scoprirebbe molti furbetti extracomunitari che non hanno capito il significato di assembramento e che pensano che la mascherina sia un accessorio buffo da evitare. Per dire che non solo non rispettano le regole, ma sghignazzano alle nostre spalle. Evidentemente si considerano immuni, di una categoria invincibile. Sono questi secondo Sala che dovrebbero integrarsi. Racconta Libero “a pochi metri di distanza da via Vittor Pisani e dalla fermata Repubblica della linea metropolitana. Qui, con una notevole capacità organizzativa, il titolare ha trasformato lo spazio in una sorta di magazzino che, insieme con sacchi di riso, carne in scatola e altre pietanze tipiche della cucina tradizionale africana, ospita, dietro la cassa, anche innumerevoli casse di birra e un piccolo frigo sempre pieno di bottiglie in fresco. Non per niente, infatti, la vendita di alcolici pare rappresentare, anche in questo periodo, la miglior fonte di guadagno per l’attività.” Ecco come si può trasformare un minimarket etnico e fregarsene ampiamente della mancanza di guadagno che strozza tanti commercianti per chiusura del locale. E non è il solo che si è arrangiato a dispetto delle disposizioni. «Dalle cinque del pomeriggio in poi», racconta chi abita nelle vicinanze, «la zona si popola di gente che viene qui a bere. E quando arriva la sera, basta abbassare la saracinesca per continuare a servire i propri clienti in tutta tranquillità». Ma ci prendono per stupidi?

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