Corrado Ocone “Il Paese è incattivito e confuso, il Governo si sbrighi a capirlo

Attualità

C’è qualcosa che stona nella vita politica italiana in questi giorni. Il paese è incattivito, lo scontento è diventato rabbia, le fratture (a cominciare da quella fra Nord e Sud) diventano solchi, si vedono in piazza le prime proteste sociali, ma, al contrario di quanto è accaduto in altri periodi critici (ma mai drammatici come questo) della nostra storia repubblicana, si scorge una sostanziale inconsapevolezza della gravità della situazione da parte chi ci governa. Non si tratta semplicemente di mettere in fila le cose che non sono andate a dovere e che avrebbero potuto forse andare altrimenti in questi tre mesi. Si tratta di un’incapacità di uscire da un gioco politico basato su una comunicazione e una ricerca del consenso che, se andava bene in parte (forse) in altre occasioni, oggi non solo non è efficace ma irrita e rischia di essere controproducente. Affastello un po’ alla rinfusa una serie di episodi, provando a catalogarli sotto tre categorie.

  1. Lo scaricabarile. I nostri genitori da piccoli ci hanno insegnato che, se venivamo colti nel rubare la marmellata, non potevano cavarcela dicendo che era colpa del fratellino minore che aveva cominciato. Un po’ come l’Alberto Sordi di un film che, di fronte ai propri fallimenti, diceva “A me m’ha rovinato la guerra!”. Se sei un manager nominato per risolvere un problema, e nessuno ti ha eletto, o provi a risolvere le difficoltà al primo loro apparire oppure se non ci riesci devi rassegnare le tue dimissioni. Ne acquisti in credibilità. Non puoi scaricare le tue responsabilità sugli altri, anche se ce l’hanno in parte, e a beneficio di telecamera e senza contraddittorio.
  2. Il non assumersi le proprie responsabilità. Come il precedente punto, anche l’istituzione di task force e commissioni è da ascrivere per una parte a una generale tendenza alla deresponsabilizzazione. In parte. Per un’altra parte, il loro numero eccessivo, il numero altrettanto esorbitante dei componenti, il perimetro della loro azione poco chiara, il criterio casuale con cui sembrano essere stati scelti i membri, sono elementi che sembrano corrispondere a un altro criterio: crearsi una rete di clientes, accontentare un po’ tutti, sollecitare un po’ di vanità e crearsi in questo modo anche una “rete protezione” se le cose dovessero andare male. 
  3. La scarsa considerazione degli italiani. Promesse mirabolanti non mantenute, una comunicazione fatta di simboli e non di sostanza (tanto compulsiva e superficiale da diventare un boomerang come nel caso dell’accoglienza di Silvia Romano), sotterfugi ed equilibrismi dialettici, la scarsa sobrietà, il non voler dire “parole di verità” sul futuro che ci attende e chiedere l’aiuto di tutti e del signore (non delle task force), sono episodi probandi di una scarsa considerazione dei propri concittadini. I quali, si pensa, si possono facilmente abbindolare con un po’ di sotterfugi ed equilibrismi dialettici.

In verità, se in passato gli italiani sono stati al gioco, che però sapevano quale fosse, oggi, con la crisi che sta per mordere sui propri portafogli, è da presumere che non esiteranno un secondo a togliere il consenso a chi oggi sembrerebbe dai sondaggi averne ancora tanto. La politica oggi è mobile, ma per gli italiani lo è sempre stata. Se solo si avesse un po’ di consapevolezza storica, si capirebbe come, se non sei previdente, in un secondo passi dalle piazze piene al disprezzo e all’irrilevanza… In conclusione, la situazione è grave ed esige appunto gravitas, serietà, per dirla coi latini. Prima i politici se ne rendono conto, meglio è non solo per il Paese, ovviamente, ma anche per il loro futuro. L’interesse personale, in questo caso, coincide con quello generale. Se solo fosse ben inteso.

Blog Corrado Ocone filosofo liberale

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