Le manifestazioni di ieri del mondo commerciale preludono a una rottura insanabile della cosiddetta pace sociale? Il popolo, quello che lavora, quello che fa letteralmente i conti ogni sera, quello che si è emancipato con un negozio, un ristorante, quello che ha paura per i tanti limiti, le tante spese aggiuntive per la sicurezza, quello che ha fame e non trova via d’uscita, quello insomma bistrattato da Conte e dimenticato da Sala. Riferisce AGI “Solo 6 attività su 10, tra negozi, bar e ristoranti, sono pronti a riaprire lunedì 18 maggio, data prevista della ripartenza. A trattenere le imprese è soprattutto il timore di lavorare in perdita, ma anche il rebus delle regole di sicurezza e la paura del Coronavirus.
A lanciare l’allarme è un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti su un campione di imprenditori del commercio al dettaglio e della somministrazione. Gli imprenditori intenzionati ad aprire lunedì sono il 62%, contro un 27% che ha invece già deciso di rimanere chiuso.
È ancora incerto l’11%, e deciderà durante il fine settimana. Tra chi rimarrà sicuramente chiuso, il 68% indica come motivazione la mancata convenienza dell’apertura. Ma c’e’ anche un 13% che comunque continua ad avere timori legati alla sicurezza, anche per la lunga incertezza sulla normativa” Milano organizza quindi 2flashmob di persone al limite di un’insurrezione, senza portavoce roboanti, ma con la rabbia di non poter risolvere. E per la cronaca alla Stazione Centrale i ristoratori. Dice l’organizzatore Alfredo Zini -. Bisogna far fronte con la realtà: in città ci sono marciapiedi stretti. L’amministrazione dovrebbe dialogare con i condomìni per dare la possibilità di usufruire anche dei cortili interni in determinate ore”. Ma le richieste in Piazza Duomo dei commercianti e dei tassisti sono un grido d’aiuto, una protesta viscerale, l’esigenza di essere ascoltati. Striscioni, bandiera tricolore: è quasi un’insurrezione. “. Hanno gridato molte volte “vergogna” perché stanno “facendo la fame”. Alcuni hanno poi chiesto: “Dov’è Sala?” e hanno detto: “Sindaco desaparecido”, riporta il Giornale. Si riapre, con tanti punti interrogativi senza risposta, con lo scontento di intere categorie. Non basta fare accordi internazionali, la città è qui e vuole lavorare. E ci saranno i clienti? E se Milano trovasse il suo Masaniello?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano