Quali sono i prodotti più efficaci per pulire e disinfettare e le pratiche più utili per rendere più sani gli ambienti domestici e di lavoro? Proviamo di seguito a fare un po’ più di chiarezza.
Cos’è la sanificazione? La differenza con detersione e disinfezione.
Disinfezione, pulizia (o detersione) e sanificazione non sono la stessa cosa. La detersione è la pratica con cui si rimuove lo sporco accumulato nell’ambiente sotto forma di grasso, polvere, liquidi, materiale organico e che intacca le superfici. «Rimosso lo sporco, possibile “rifugio” per batteri, muffe e virus, si interviene con la disinfezione. Si tratta, in questo caso, di un’azione svolta con specifici prodotti e mirata a debellare i microorganismi e a eliminare i possibili rischi per la salute. La sanificazione è il processo complessivo, che comprende entrambe le fasi», spiega Paolo Mattavelli, responsabile ricerca e sviluppo Errecom, azienda chimica bresciana specializzata nella formulazione e produzione di soluzioni per sanificazione di ambienti industriali e non.
Come fare la sanificazione domestica: le buone pratiche da adottare .
Quando si tratta di sanificazione domestica, la prima buona abitudine da adottare è arieggiare la casa. Lo segnala lo stesso Ministero della Salute, nelle raccomandazioni e consigli che offre in tema Covid-19. «È il primo consiglio utile per evitare il ristagno di agenti virali nell’ambiente. Occorre arieggiare spesso i locali anche se si usa il climatizzatore: pur perdendo in efficienza, l’occasione di cambiare aria è un ottimo stratagemma per ridurre la concentrazione di virus, batteri e contaminanti presenti in un ambiente». Per i pavimenti lo stesso dicastero consiglia di disinfettarli con prodotti a base alcolica o a base di cloro. In quest’ultimo caso, il cloro attivo in percentuale deve essere dello 0.1%, per garantire la giusta disinfezione da virus senza irritare l’apparato respiratorio. La regola vale anche per le superfici come tavoli, scrivanie, maniglie di porte e finestre, smartphone, pc e altri apparecchi audio-video, gli stessi interruttori della luce. «Per i pavimenti in particolare, il lavaggio e la disinfezione frequente è raccomandabile perché con le scarpe si può portare in casa una grossa carica di agenti infettanti – spiega ancora Mattavelli – Cercare di tenerli ben puliti è importante, lo è altrettanto la regola di togliersi le scarpe prima di entrare in casa». E sui principi attivi utilizzabili «è possibile usare la candeggina, ma ancora meglio sono i sali di ammonio quaternario, tra i prodotti tecnici più sostenuti in letteratura. Si tratta di una soluzione molto versatile». Possono essere impiegati prodotti con queste sostanze anche per disinfettare posate e attrezzi per cucinare, «avendo l’avvertenza di lavare prima dell’uso, avendo una lunga permanenza sulle superfici». In ambito domestico, la cucina è un luogo particolarmente “a rischio”: «oltre a disinfettare con attenzione i filtri della cappa, perché si caricano di potenziali “alimenti” per muffe e batteri, valgono i consigli di pulizia e disinfezione per le superfici», aggiunge il responsabile R&D Errecom.
Sanificazione dei condizionatori: perché è importante farla
Sulla pericolosità dell’impiego del condizionatore come diffusore del Covid-19 è intervenuta Assoclima per sgombrare il campo da dubbi, anche grazie al prontuario redatto sul tema da AiCARR, l’Associazione italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento Refrigerazione, “spiegando il perché gli impianti di climatizzazione sono nostri alleati nel ridurre i rischi del contagio, e non il contrario”. A proposito della possibile diffusione del coronavirus anche nell’aria, attraverso l’aerosol, cioè minuscole goccioline d’acqua emesse dalle persone quando parlano e respirano “al momento non ci sono certezze e il problema principale è quantificare l’effetto della diffusione aerea sul pericolo di contagio complessivo: di certo c’è che se anche tale diffusione avesse un peso nel rischio di contagio, il nuovo coronavirus è decisamente meno contagioso per via aerea di molti altri virus, ad esempio il morbillo, come ammettono molti scienziati”. In ogni caso «è necessario fare un distinguo tra gli impianti che pescano aria dall’esterno e quelli domestici che continuano a raffrescare o riscaldare sempre la stessa aria presente nell’ambiente – precisa ancora Mattavelli – Mentre i primi immettendo aria nuova nell’ambiente, favoriscono la riduzione della concentrazione di eventuali contaminanti o virus presenti, i secondi, se l’ambiente è contaminato, con il flusso di aria generato, possono favorire il movimento dei virus depositati sulle superfici. Per questo è necessario, come detto, favorire lo scambio d’aria aprendo le finestre e, durante l’utilizzo, cercare di mantenere il flusso di aria basso per evitare di generare turbinii che favoriscano il movimento dei virus se presenti. Chiaramente la sanificazione dell’impianto e dei filtri è fondamentale». Per contare su impianti sicuri, igienicamente parlando, «in condizioni normali è consigliabile una sanificazione stagionale, all’inizio e al termine dell’impiego, dell’impianto di condizionamento, se possibile eseguito da un tecnico qualificato, che pulisca con prodotti specifici le parti specie quelle più delicate: filtro, scambiatore, e scarico condensa. Se possibile, è bene fare la sanificazione del filtro una volta al mese. Questi interventi combinati garantiscono una buona qualità dell’aria immessa dall’impianto di condizionamento domestico, senza considerare che un impianto pulito è anche più efficiente».
Sanificazione dell’auto: consigli utili per qualità dell’aria indoor
L’interno dell’auto è un elemento di grande scambio di contaminanti, dove gli spazi contenuti e il numero di persone possono portare una grande carica batterica e anche virale. In questo caso è bene partire dalla pulizia dei filtri dei climatizzatori, in cui si raccolgono polvere, muffe, batteri, allergeni, virus e particelle contaminanti: se non vengono eliminati sono reintrodotti nell’ambiente dal climatizzatore assieme all’aria raffrescata o riscaldata. «Anche in questo caso è fondamentale la corretta igienizzazione dell’impianto in tutti i suoi componenti. Buona abitudine potrebbe inoltre essere quella di ridurre la velocità delle ventole durante l’utilizzo in modo da evitare il più possibile la movimentazione di eventuali agenti contaminanti depositati sulle superfici dell’abitacolo – spiega il responsabile Ricerca e Sviluppo di Errecom – È bene inoltre evitare il più possibile la funzione di ricircolo per favorire l’immissione di aria esterna pulita».
Cosa è bene fare per sanificare l’auto? Proprio questo: effettuare una accurata pulizia e disinfezione. Per detergere i canali di distribuzione dell’aria «si possono adottare specifici prodotti schiumosi con funzione igienizzante, in modo che vadano a saturare i condotti, rimuovendo inquinanti e flora batterica e fungina. Inoltre è necessario pulire tutte le parti a frequente contatto come volante, leva del cambio, sedili, cinture di sicurezza, alette parasole». Errecom, in particolare per la funzione igienizzante propone nebulizzatori ultrasonici, acquistabili e utilizzabili anche dagli stessi automobilisti. «Si tratta di apparecchiature elettroniche ad ultrasuoni che generano istantaneamente la nebulizzazione di un liquido igienizzante che viene aspirato e propagato dall’impianto clima. Il vantaggio principale di questo sistema è la nebulizzazione del liquido a temperatura ambiente. Si evita così il fenomeno della condensazione che tipicamente avviene quando un liquido è nebulizzato per riscaldamento. Le particelle di liquido nebulizzato hanno una dimensione inferiore ai 5 micron millimetri quindi non si depositano facilmente sulle superfici che incontrano nel proprio percorso, propagandosi totalmente nell’impianto A/C e nell’abitacolo». È necessario eseguire questo tipo di intervento ad auto accesa e impianto di climatizzazione attivato sulla funzione di ricircolo, permettendo così alle sostanze detergenti e igienizzanti di circolare in profondità.
Cosa usare per sanificare e pulire: i principi attivi più efficaci
A ogni ambiente e per ogni materiale sarebbe bene pensare a un prodotto specifico. «Per la detersione sono diversi i prodotti con tensioattivi di natura anionica o cationica, di diverso pH, quindi possono essere alcalini, neutri o acidi a seconda del tipo di sporco che devono rimuovere e della superficie su cui devono intervenire – illustra Mattavelli – Per quanto riguarda la biodegradabilità, la normativa europea prevede un indice di almeno il 90% (lo standard Errecom è elevato al 95%) ovvero un impatto più ridotto possibile, non devono inoltre essere tossici per quanto possibile all’operatore».
Per il tipo di sporco da debellare si sceglie il principio attivo più adatto: «per esempio, in presenza di sporco salino o ambientale, oppure calcare si sceglierà un detergente acido, in grado di scioglierlo. Se invece si deve eliminare grasso o un residuo biologico, servirà un detergente alcalino perché tende a rimuoverlo più facilmente. Non vale la regola che utilizzare sempre il detergente più forte sia la migliore soluzione». Per la disinfezione «a volte si usano alcuni acidi organici come l’acido acetico o glicolico miscelati con alcuni tensioattivi idonei. A seconda di cosa si vuole debellare si può anche usare perossido di idrogeno, ovvero acqua ossigenata. E per cercare di sanificare dal possibile contagio Covid-19? «Detto che i virus hanno bisogno di un “bersaglio” vivente dove proliferare, mentre sulle superfici possono permanere, andando incontro al degrado e non sopravvivendo per lungo tempo, sul coronavirus ci sono molte discussioni in atto: le più accreditate vedono focalizzare l’attenzione sull’efficacia delle soluzioni alcooliche superiori al 70% e a base di cloro. Anche i sali di ammonio quaternario hanno dimostrato una buona efficienza verso i virus capsulati (famiglia a cui appartiene il Covid-19). Sull’acqua ossigenata, invece, non ci sono evidenze scientifiche che ne comprovi l’efficacia contro coronavirus Sars-CoV2».
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