Timidamente si tenta la rinascita, ma quanti sono rimasti soli a chiedere il pane?

Milano

Un nuovo tessuto sociale si sta creando, sfilacciato, imprevedibile e spesso indecifrabile. Si riapre per la necessità di riprovare, con lo slancio dell’inevitabile, “perché così lavoravo e mantenevo la famiglia”, “perché così posso programmare una rinascita”. Ma i costi umani sono sofferenza e dubbi, incertezza e speranza. Per chi naturalmente riapre la propria attività piccola o grande che sia, ma l’incidenza delle spese da affrontare pare spesso insormontabile e i famosi contributi rimangono sulla carta. Difficile mandare avanti un negozio, un ristorante, un bar e la prima iniziativa è l’allontanamento dei dipendenti, ove ci fossero. E i proprietari diventano baristi, controllano gli accessi con le nuove regole, si arrangiano a svolgere più mansioni. Ma le schiere dei camerieri, degli aiuto cuoco, di coloro, purtroppo, che lavoravano a ore in nero, dei piccoli artigiani strozzati dal mancato guadagno che fanno? Ingrossano gli empori solidali, la mensa della Caritas, aspettano il pacco del parroco. Ormai definirli i nuovi poveri è forse corretto, ma quanta delusione e amarezza se si ha famiglia…Altri, soli, a volte sfrattati, con un pugno di mosche in mano diventano i nuovi compagni di strada dei clochard.

Riferisce il Corriere “Il report di Assolombarda Nel primo trimestre 2020 cala del 45% l’attività produttiva e diminuiscono dello 0,4% le aziende totali attive. Precipita anche il clima di fiducia nel manifatturiero (-20%) con livelli simili alla crisi del 2008. Secondo Confcommercio le aperture dei negozi di abbigliamento superano il 90%, mentre è la ristorazione ad assumere un atteggiamento più cauto: le aperture di bar e ristoranti oscillano ad oggi tra il 50 e il 70%. Dopo aver distribuito una prima serie di aiuti finanziari a 250 famiglie, il Fondo San Giuseppe della Caritas sta per erogare risorse ad altrettante persone, tra le circa 800 che ne hanno fatto richiesta”

Una Milano ferita, sempre più povera, sempre più disorientata, sempre più in balia di un gesto solidale. E in questa Milano sopravvivono spacciatori, parassiti abusivi, persone dedite alla truffa e al furto, incuranti delle difficoltà che la città attraversa. Emerge con violenza la distanza abissale tra questa amministrazione e chi ha bisogno, l’indifferenza per una fascia sociale che vive e trascina il suo fardello ogni giorno. Non sono migranti, non sputano per disprezzo, non aggrediscono le Forze dell’Ordine, ma hanno bisogno di pane.

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