“Orrore, ucciso Falcone”. Così titolava Il Corriere della Sera la mattina di domenica 24 maggio 1992 all’indomani della strage di Capaci, in cui furono assassinati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. In apertura, l’immagine delle lamiere dell’automobile su cui viaggiava il magistrato, fatta saltare in aria dai mafiosi con mille chili di tritolo, tra l’aeroporto di Punta Raisi e Palermo. La cronaca, sul quotidiano di via Solferino, fu affidata al corrispondente Felice Cavallaro. L’editoriale, di taglio politico, è di Saverio Vertone.
La Repubblica titolava invece “Falcone assassinato”, scegliendo in apertura un primo piano del giudice, e di spalla un editoriale di Eugenio Scalfari, dal titolo “Non c’è più tempo”. La cronaca della strage è firmata dal corrispondente palermitano, Attilio Bolzoni.
Su L’Unità il titolo “Assassinato Falcone” è accompagnato da un primo piano del giudice e da un’immagine dell’auto distrutta dall’esplosivo. Occhiello e catenaccio parlano di guerra totale tra Stato e Cosa Nostra. Le cronache sono firmate da Ruggero Farkas e Vincenzo Vasile, mentre l’editoriale, intitolato “E adesso le parole sono gusci vuoti”, è scritto da Luciano Violante. Il fondo, dal titolo “Giovanni, cuore e cervello di Sicilia”, è un commento di Saverio Lodato.
Titolo secco anche per Il Manifesto, che sulla fotografia del magistrato scrisse “Falcone”, spostando i dettagli della notizia nell’occhiello. Il racconto è firmato da Rino Cascio.
Una ricostruzione grafica dell’esplosione campeggiava invece sulla prima de Il Messaggero, che titolava “Attentato a Falcone, è strage”. Inviato sul posto per la cronaca fu Massimo Martinelli, mentre Guglielmo Negri firmava l’editoriale.
Scelse di menzionare anche Francesca Morvillo Il Mattino di Napoli, che in apertura titolava “Massacrati Falcone e la moglie”, mentre Il Giornale di Sicilia uscì con il titolo “Strage a Palermo, assassinato Falcone” e il commento “Un’esplosione nel vuoto di potere” firmato da Giovanni Pepi.
Dal sito di Pietrangelo Buttafuoco
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