La mazza che abbatte gli idoli radical chic di NOLO

Milano

Via Pontano è un moncone che raccorda via Padova e Piazzale Loreto. Come se non bastasse questo status precario ed incompiuto di raccordo, è pure attraversata da un viadotto ferroviario. Su una parete del quale si sta consumando una guerra che definire affascinante è dire poco. Per capirla dobbiamo fare un passo indietro. Quando in quella zona è nato un laboratorio ideologico, NOLO. La zona a Nord di Loreto, la casa di quel popolo Arancione cacciato dalla cerchia dei Navigli dai prezzi che salivano, ma che si sentiva in uscita, missionario, veniva a colonizzare la periferia fascista. Ci portavano (abito anche io da quelle parti) la grande rivelazione: è BELLO stare qui. È bello lasciarsi integrare in questo mondo multietnico. È bello dimenticarsi di sé e farsi assimilare.

Ogni ideologia ha bisogno di simboli. In via Pontano è stato dipinto sul cavalcavia il murale di Sarita, quella che qualcuno chiama Santa Laica Peruviana. I santi laici, fino a prova contraria, sono le divinità pagane di un tempo. E le loro effigi sono idoli. Non è un insulto, anzi. È una analisi meno smielata. Sui muri di via Pontano, per rendere omaggio al quartiere multietnico che stava sorgendo si è deciso di dipingere un simbolo. Lo hanno fatto degli street artist molto bravi. La comunità lo ha apprezzato ed è diventato quasi un inno. Fino a qualche giorno fa. Quando si è verificato un increscioso incidente. Qualcuno si è ribellato alla narrazione. Quella sull’integrazione? No, niente affatto. Non cadiamo in stereotipi inutili. Ci perderemmo il delizioso sviluppo di questa vicenda.

Entri in scena la Mazza Covid. Che qualcuno ha disegnato sul volto sorridente di Sarita. Là, in faccia. Perché? Facciamocelo raccontare dagli autori, come riporta il canale Telegram MagmaMilano:

“La Mazza Covid (11m x 5m, tempera e spray) è oscena, sporca, ruvida e violenta.

La sua esistenza ferisce, come la tremenda esperienza che abbiamo trascorso negli ultimi mesi e che presto dimenticheremo, senza comprendere appieno che questa rottura ci offre un seconda possibilità. La seconda occasione di ripartire in modo diverso, di ricucire degli strappi insanabili, di riflettere sull’immagine del futuro che vogliamo come abitanti globali e non solo locali. […]

Anche quel pezzo era malato, spaccato dalla traccia bianca di Skire, scrostato e sbiadito dagli anni (2017), dipinto su un muro “libero” e cioè non soggetto a restrizioni da parte delle forze dell’ordine.

Il comunicato è molto lungo, dettagliato ed interessante, vi invito a leggerlo tutto in questo post sul gruppo Facebook di Via Padova Viva Social District (https://www.facebook.com/groups/861173470597966/permalink/2831635146885112/). Il punto chiave, per me è quello: Nolo non è sorto dal nulla. Non ha preso vita per miracolo quando i missionari dell’amore universale hanno graziato la gretta periferia con la loro luce interiore. Via Padova esisteva (e lottava) anche prima. E gli idoli radical chic hanno rotto i maroni. Non solo ai cattivi di via Padova. Ma pure a quei buoni che erano buoni molto prima che arrivassero i missionari. Certo, erano buoni alla maniera di via Padova. Una realtà dura che forgia persone concrete.

Antifascisti militanti che, come si legge nella rivendicazione, quegli spazi non li hanno gentilmente chiesti al consigliere di maggioranza di fiducia ad un apericena vegano fumando cannabis legale. Se li sono conquistati. Li hanno visti sequestrati, imbiancati, distrutti. Hanno incrociato le bombolette con le gang di strada, che i tag li usavano per altro e magari di arte non ne capivano molto, ma di mazze se intendevano. Hanno giocato a guardie e ladri con gli uomini di De Corato, quando la polizia municipale era di ghisa in più di un senso. Questa gente qui ha scoperto una dura realtà nel periodo di sospensione dato dal Covid.

Quando a governare erano i cattivi di via Padova c’era molta più libertà. Nella meccanica di contrapposizione con un ordine che loro non riconoscono nasce la lotta, la lotta produce creatività. Quando perdi, perdi tutto quello che hai dipinto. Ma quando vinci, quando sopravvive, nello spazio di quel mattino, quanta gloria sui muri! Adesso che a governare sono i più buoni di via Padova, magari hai gli spazi liberi. Magari non devi scappare dalla polizia (mica sempre vero, ma vabbeh), però Sarita da là non la schiodi. Quell’idolo è intoccabile. Il muro è tecnicamente libero, ma tu non sei più il benvenuto. I più buoni hanno messo radici e ti stanno cortesemente dicendo di andartene perché, ed è questo il punto, quella è la casa di tutti MA NON LA TUA.

A tutto questo si risponde in un solo mondo, da che l’uomo è uomo. Abbattendo gli idoli. E le mazze sono un modo molto pratico per farlo, non potete negarlo. Spiace, agli autori, prendere a mazzate le gengive della buona Sarita, ma qui lo si fa per uno scopo più importante: via Padova non è dei più buoni. Certo, i buoni non sono diventati improvvisamente cattivi. Ma di certo non saranno mai servi. È piuttosto ovvio che i più buoni non l’abbiano presa bene.

Ma era naturale. Qui si sta parlando di tre cose diverse, e da questa partizione nasce lo scontro. Sarita-simbolo è condivisa da buoni e più buoni. Sarita-idolo è esclusiva dei più buoni. La stabilità del quartiere e la voglia che non vi siano battaglie di arte sui muri è, invece, patrimonio dei più buoni e dei cattivi. Per attaccare il terzo valore, gli street artist sacrificano il primo. E sfidano i più buoni a rifarlo.

Questa è distruzione creatrice. Questo è il pilastro del capitalismo. A questo conflitto, come suggeriscono anche gli autori della mazza, si può porre rimedio solo con un sistema di turni. Ovvero con una forma di proprietà privata a tempo. E così chiudiamo la nostra storia. I muri cessano di essere VERAMENTE liberi, perché, alla fine, di nessuno non significa liberi. Significa solo che il più forte ci appoggia un idolo e te lo toglie. Per tornare ad essere DAVVERO libero deve esistere una finestra temporale in cui anche chi non ha il potere possa usare IN ESCLUSIVA il muro. Certo, a turni. Perché farlo permanente, ma ad asta, fa troppo Ronald Reagan probabilmente. Ma tranquilli, è solo una patologia infantile. Quando si renderanno conto che c’è troppa gente che vuole il proprio turno di muro libero, arriveranno anche a quello.

E così, finalmente, avremo una via Padova davvero integrata Nell’unica forma di pensiero che garantisca le minoranze: il capitalismo. Perché, nel capitalismo, viene esaltata e protetta la più piccola e minacciata di tutte le minoranze: l’individuo. Tramite la proprietà. Che dissipa i conflitti tra idoli e mazze per abbatterli. Forza ragazzi, siete solo ad un passo dalla grande rivelazione e dalla pace sociale. Contiamo tutti su di voi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.