Letizia Moratti, presidente di Ubi Banca ed ex sindaco di Milano parla della sua amata città d’adozione con trasporto, ma con una visione liberale. Le domande che nell’intervista a La Stampa le vengono proposte, sono dirette, riguardano la crisi attuale, la possibilità di una rinascita. Le risposte rispecchiano con lucidità la sua visione. Ecco i passaggi più significativi:
Che idea si è fatta dell’emergenza lombarda?
«La Lombardia ha pagato un prezzo alto. Se ci sono stati errori dovranno essere accertati, ma suggerirei prudenza. Mancano molti elementi e l’epidemia è stata uno tsunami. Tanti Paesi hanno preso spunto dall’Italia e pochi hanno fatto meglio».
Milano dopo anni di corsa sembra smarrita. Che ruolo dovrà avere adesso?
«Le grandi città devono essere laboratori di innovazione economica, sociale e ambientale, confrontarsi tra loro e riflettere su nuovi modelli. Già il mio piano regolatore valorizzava due aspetti: la lentezza dei negozi di vicinato, delle scuole, dei servizi agli anziani e la velocità della metropoli, delle sue infrastrutture tecnologiche e di trasporto».
In questa fase famiglie importanti come la sua possono avere un ruolo?
«Devono averlo, e non solo in questa fase. L’impegno dei privati è fondamentale per il rilancio, anche se non vedo molta attenzione a favorirne le condizioni».
Si parla di sentimento antilombardo, esiste davvero?
«La Lombardia è sempre stata una meta, dall’immigrazione dal sud al turismo, e “i milanesi sono quelli che hanno scelto Milano” come diceva Montanelli. Capisco il timore per i contagi, ma non vedo altri pregiudizi
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Su cosa punterebbe per rilanciare il Paese?
«Servono nuove infrastrutture fisiche e sociali. Poi semplificare la burocrazia con l’innovazione tecnologica e applicare l’economia circolare in più settori. A maggio in Italia abbiamo già consumato le risorse del 2020 e nel mondo succederà a luglio: un modello insostenibile».
Lei non c’entra con l’azienda di famiglia, ma i Moratti sono petrolieri…
«Per ogni settore ci deve essere una transizione verso la sostenibilità economica, sociale e ambientale».
Che ne pensa di un governo Draghi per gestire gli investimenti europei?
«Penso si debbano utilizzare le nuove risorse per fare investimenti. Abbassare le tasse, mi duole dirlo, non sarebbe la politica giusta. Ora bisogna far crescere il Pil per creare ricchezza e lavoro. Che lo faccia un governo o un altro, l’importante è che venga fatto».
Ci sarà un centrodestra liberale ed europeista in Italia?
«Fatico a riconoscermi negli schemi, ma vorrei continuare a pensare a un centrodestra europeista. Specie nell’ultimo periodo in cui l’Ue ritrova uno spirito di solidarietà. Detto questo, l’Europa va profondamente riformata
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Un altro suo progetto è E4Impact in Africa. Un modo di “aiutarli a casa loro”?
«Invece di pensare a chiudere i confini ci si può impegnare in modo concreto. Preparando Expo ho viaggiato molto in Africa scoprendo che ogni anno 29 milioni di giovani entrano in età lavorativa, spesso senza occasioni. Così in 15 Paesi formiamo nuovi imprenditori con docenti della Cattolica e delle università locali per creare occupazione».
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un centro destra europeistico con Salvini e la Meloni resta un sogno, purtroppo.
La Moratti dovrebbe tornare in politica perchè ha preparazione e autorevolezza.