Amicone: ” Il PD di Milano vuole che ‘salviamo il pianeta’. Ho votato contro”

Milano

Con la mozione ambientalista di Pantaleo, ieri in Consiglio comunale si è raggiunto il momento più alto di autorità morale della Milano di Beppe Sala. Roba che neanche le Spice Girls

“Salviamo il pianeta”. Non bastando i guai virali degli ultimi tre mesi, il Consiglio comunale di Milano ha sentito il bisogno di una mozione così.

Voi mi chiederete: dicci la verità, stavi giocando a Trivial Pursuit con i tuoi soci fancazzisti e hai pescato la carta Greta, ti hanno domandato chi è la ragazzina con la treccia e tu hai divagato credendo di fare il brillante. Falso. Posso dimostrare che siamo in uno dei momenti più alti di autorità morale della Milano che volava in alto di Beppe Sala (che poi se cadi ti fai molto più male che se voli basso) portando a mio testimone la testa svampita di Rosario Pantaleo, consigliere comunale Pd, che con la sua mozione molto ma molto articolata (sempre del ramo altissimo della maggioranza Beppe Sala) ci ha dato una frustata morale che neanche Mattarella a Codogno.

Pensate, la mozione Pd-M5s, primo firmatario e presentatore Pantaleo Rosario, ha tematizzato pure il “capitale naturale”. E non aggiungo altro perché tra “premesso che” e “constatato poi”, “considerato in effetti” e “visto ancorché”, ci ha rifilato due cartelle fitte di rimostranze sulla povera Madre Terra annichilita dalle sostanze venefiche di produzione insostenibile umana. E dice “umana”, mica cinese, correlato oggettivo, che la Cina con le sue industrie usa filtri solo ed esclusivamente per limitare le libertà. Mentre per tutto il resto è turbo liberista. Altro che l’Occidente.

La Cina inquina metà del globo con nubi così tossiche – almeno prima del Covid, che comunque sempre roba made in China è – che non ci vedi la punta del tuo naso. La famosa nebbia di Pechino. Che più che nebbia è proprio spazzatura in aerosol. Ma guai a citare Xi Jinping. “Salviamo il pianeta”. Alle ore 19 del Consiglio comunale di ieri siamo stati chiamati a votare questo magnifico programma, e soprattutto originale.

“Salviamo il pianeta”. C’è gente là fuori dal Consiglio comunale (che si svolge in modalità remoto virtuale) che pianta grane sulle difficoltà della fase 2 e probabilmente 3, 4 e a seguire. Si tratta nel caso di scodellatrici (le tante colei che mesciono le minestre dei bambini nelle scuole e asili comunali) che sotto la pioggia in modalità presente reale chiedono al Comune aiuto per sbarcare il lunario. Altra gente, tipo i commercianti, che hanno un buco nel loro personale ozono che si può anche immaginare visto che per tre mesi non hanno battuto chiodo, piange miseria. E al parco Sempione tra un po’ non vedremo i pupazzi di bambini impiccati di Cattelan, vedremo piuttosto ristoratori appesi e multati per assembramento illegale.

“Salviamo il pianeta”. Non ci posso credere, mi sono detto. Potevi titolarla “Non ci sono più le mezze stagioni”. Ti avrei riconosciuto una certa originalità. Ma “Salviamo il pianeta” e per di più come mozione di Consiglio comunale, che sta come il Labrador di Beppe Sala sotto il mocassino del sindaco di Milano mentre legge il libro che avrebbe dovuto già aver letto visto che dovrebbe averlo scritto il Sala medesimo, fa una certa impressione.

Insomma, ho sentito come un brivido di ridicolo lungo la schiena. Poi la splendida leghista Silvia Sardone si è fatta come al solito oltraggiare dalla maggioranza di sinistra che come Obama e le Spice Girls usa riflettere intensamente su come “Salviamo il pianeta”. Neanche fosse Elton John, il miliardario dal cuore di patacca che ha messo per strada la servitù e ha chiesto accesso ai sussidi governativi, la bionda di periferia si è fatta come al solito insultare. «In effetti il pianeta è inquinato, però siamo il Comune di Milano, che ne dite se cominciamo a occuparci dei poveri e dei tanti che rischiano di cadere in povertà?».

È incredibile il disgusto che suscitano nella maggioranza che governa Milano gli interventi di questa donna, mamma di due bambini, consigliere comunale, consigliere regionale e parlamentare europea (e ci sarà un perché se in tre anni questa qui che era una consigliera smutandata di zona è arrivata al Parlamento di Strasburgo passando prima da Milano e poi da Regione Lombardia), che ad ogni suo prendere parola fa increspare di indignazione l’onda dei giusti.

Ma insomma, sono belle soddisfazioni. Cosa? «Faccio l’ortolano di Praga, proletari di tutti i paesi unitevi, marciamo uniti per la pace nel mondo, salviamo il pianeta. Un cazzo. Oggi e mai più esporrò questi slogan dell’irrealtà. Casomai diteci di scendere in piazza contro la Cina che inquina il mondo e che filtra soltanto tutte le libertà». Sono stato l’unico voto contrario. Timeo Danaos. Ma soprattutto temo il modello “rassegniamoci al vuoto purché abbia un titolo orecchiabile”.

Luigi Amicone (Tempi)

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