Tutti pazzi per la bici. Così pare. Le richieste si moltiplicano, la corsa all’acquisto ha svuotato negozi, rivendite specializzate per soddisfare le esigenze di giovani, anziani, bambini, uomini in giacca e cravatta, donne con i tacchi che vanno al lavoro. E si pretende quel modello, quel colore. Che sia con gli optionals o classica come si fa per un acquisto determinante. E se le minacce di Sala di ridurre Milano in piste ciclabili che si rincorrono, si intersecano, finiscono nei prati..beh..la rinascita del comparto è assicurato. Naturalmente l’incentivo del bonus è stato un bel trampolino di lancio, anche se il Comune ha già fatto e poi rifatto il bando per allentare le restrizioni. Pare che con i bandi il Comune non abbia fortuna: quanti sono stati ripetuti? E neppure ha fortuna con le notissime bici gialle abbandonate, rubate, ritrovate nel Naviglio. Il peggio è che dopo un primo bilancio si è costatato ad esempio quanto la nuova mobilità sia dannosa per i negozianti di Buenos Aires. Un negoziante racconta a Libero “«Mentre prima ci si poteva fermare per poco tempo, prendersi da mangiare e andare via, ora questo non è più possibile e per noi è un grave danno. Senza contare tutti i problemi di sicurezza: aprire la portiera dell’auto vuol dire spalancarla in mezzo alla carreggiata. È una pista ciclabile pericolosa per le automobili, per i pedoni, per gli stessi ciclisti…Il timore è che le cose peggioreranno ancora quando verrà l’inverno, con il freddo e la pioggia, altroché seimila ciclisti lungo il corso come sostiene il sindaco. Buenos Aires diventerà una via fantasma: le auto imbottigliate nel traffico e noi commercianti a patire ancora. Non ce l’aspettavamo, nessuno ci ha chiesto nulla. Questa ciclabile ci è piovuta dal cielo». Non credo che tutti milanesi siano impazziti per la bici senza se e senza ma.
Olga sù, nessuno andava in macchina in Corso Buenos Aires perché:
A. Non ci sono parcheggi;
B. Il traffico di quella zona è fastidioso;
C. È più comodo fare shopping nei centri commerciali, con parcheggio a pochi metri, più negozi e più servizi.
Accusare le biciclette per il calo del fatturato è falso come una moneta da tre euro.
Sono anni che i negozianti non vogliono ammettere di non essere stati capaci di rinnovarsi, di migliorare e di offrire un’alternativa valida allo strapotere dell’e-commerce.
Spiace doverlo dire perché ce ne sono alcuni molto validi, ma il problema non sono le biciclette, sono i commercianti.