Il primo trimestre del 2020 registra in Lombardia una forte contrazione della produzione industriale sia rispetto al trimestre precedente (variazione congiunturale destagionalizzata -10,0%) sia sullo stesso trimestre del 2019 (variazione tendenziale -10,1%), ma alcuni comparti tengono nonostante l’emergenza sanitaria e il lockdown. È quanto emerge dall’indagine congiunturale di Unioncamere Lombardia che evidenzia una forte contrazione della produzione anche per le aziende artigiane manifatturiere: si fissa al -13,2% la variazione congiunturale destagionalizzata e al -12,9% la corrispondente variazione tendenziale. L’indice della produzione industriale arretra ai livelli dell’anno base (anno 2010=100) fermandosi così a quota 100,4 (dato destagionalizzato) e annullando quanto costruito nel periodo di crescita, seppure moderata, degli ultimi sette anni.
Nell’industria, alimentari (-1,4%) e chimica (-1,7%) registrano perdite contenute e risultano i settori meno interessati dal lockdown in quanto più del 90% delle unità locali hanno potuto rimanere aperte per decreto. Segue la carta-stampa (-6,8%), che comprende prevalentemente imprese che stampano giornali e riviste, producono imballaggi in carta o fabbricano prodotti igienico-sanitari in carta e ovatta di cellulosa, attività non sospese dal decreto. Inferiore alla media regionale anche la contrazione registrata nel settore della gomma-plastica (-7,5%) con circa un terzo delle unità locali potenzialmente operative nella fase di lockdown, in particolare le imprese produttrici di imballaggi, spesso destinati all’alimentare, o dispositivi di protezione in plastica.
Nonostante circa il 40% delle unità locali nel settore delle manifatturiere varie avrebbe potuto rimanere operativo, la produzione registra un -14%. In questo settore eterogeneo la sostanziale tenuta della produzione per le imprese di apparecchi medicali per diagnosi e materiale medico-chirurgico non è stata sufficiente a contrastare l’andamento fortemente negativo delle altre imprese che hanno subito un brusco arresto, come la filiera dell’abbigliamento, oppure che hanno sospeso le attività pur non essendo obbligate a chiudere. L’impatto dell’emergenza sanitaria è stato invece pesante per i settori del comparto moda per i quali al lockdown diffuso si somma il calo della domanda: pelli-calzature -23%, abbigliamento -19%, tessile (-13,4%). Si registrano alte percentuali di potenziali chiusure e forti contrazioni dei livelli produttivi anche per legno e mobilio (-18,8%), siderurgia (-15,8%), minerali non metalliferi (-15,1%), mezzi di trasporto (-13,5%) e meccanica (-10,5%). (askanews)
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