Pallone e Coronavirus, ora prendiamo a calci tutti e due

Sport

Bentornati amici sportivi, riecco comparire all’orizzonte quell’oggetto rotondo conteso sui prati verdi degli stadi. Ancora poche ore e questa sera si riapre il capitolo, o quantomeno si tenterà di farlo, di un romanzo bruscamente interrotto dall’arrivo di un intruso dalle dimensioni microscopiche, ma dagli effetti ciclopici. Ha fermato il volo dei palloni, ha fermato gambe, piedi, polmoni e passione di giocatori e tifosi. Ha fermato e zittito il boato della folla in tutti gli stadi, di tutti gli sport, la folla dei giovani, dello shopping, della “movida”, la folla dei turisti nelle nostre città e nel mondo.  Ma ha soprattutto fermato, e per sempre, centinaia di migliaia di vite, molte delle quali avrebbero potuto continuare ad essere utili alla società, alle famiglie, ai figli e ai nipoti al cui affetto sono dolorosamente mancati. Ha fermato buona parte dei motori trainanti nelle economie mondiali, non ultimo quello di cui stiamo per riassemblare i cocci, il calcio. Lo sport più seguito e popolare nella maggior parte d’Europa, a dispetto di un lato che a molti procura malumori e disapprovazioni: quello del vorticoso flusso di denaro mosso dai mercati, dagli atleti, i procuratori degli stessi, gli staff tecnici e sanitari connessi, il pubblico, gli sponsor, i media e la stampa. Un vero abisso socioeconomico tra due mondi paralleli e connessi da un corposo fiume di valuta, che come tutti i fiumi scorre in una sola direzione, quella del mare (di soldi) grazie alla moltitudine di affluenti, pubblico in primis. Forse a posteriori, dopo quanto è successo in questi mesi, dopo le tragedie e le mille difficoltà, paure e angosce del popolo, suonerà ancora più stridente il contrasto tra quel mondo che nonostante tutto rimane ancora un eldorado, e le nuove realtà di un cammino quotidiano ripreso con stenti e incertezze da tanti giovani e meno giovani, famiglie, lavoratori, imprenditori, professionisti e artigiani alle prese con clamorosi buchi di bilancio che il governo stenta a riparare, dibattendosi in un campo minato mai prima d’ora percorso nella nostra storia, da molti decenni ad oggi. Ma il mondo del pallone, come quello degli altri sport che popolavano il nostro tempo libero nella società, nelle case, nei bar e negli uffici, deve tornare a galla. Deve riportare gradualmente quella fetta di evasione dalla quotidianità a cui eravamo abituati, e abbiamo dovuto abbandonare assieme all’altro bene più prezioso, la libertà di muoverci, incontrarsi, salutarsi e socializzare senza proibizioni, controlli, restrizioni e tristezze che invece hanno torturato anche le nostre notti, tra lacrime e rimpianti per aver visto partire molti dei nostri cari per un viaggio prematuro e senza ritorno.

L’uscita cauta dal tunnel

Bentornato, quindi, oggetto sferico del desiderio di vita e di sport, a correre e rimbalzare sui prati, a prendere calci, a far esultare e arrabbiare (ma dall’esterno, per ora) un popolo che ha bisogno di dimenticare mesi  gettati alle ortiche. Ma come si ripresenterà, il calcio del dopo Coronavirus?  Molte sono le incognite alla vigilia della cauta uscita dal tunnel, ma credo sia sensazione comune che qualcosa, se non molto,  non sarà più come prima. Almeno inizialmente, viste le norme anticontagio che ancora per diverso tempo andranno a condizionare anche lo sport. Ovviamente, a partire da quella componente essenziale di ogni spettacolo, che è il pubblico. Senza di esso, il calcio perde inesorabilmente un’essenza di base che renderà  di certo insipido e asettico il tempo di ogni gara. L’incitamento delle curve, gli striscioni, i cori, gli applausi e i fischi, le coreografie rimarranno ancora i grandi assenti del circo pallonaro, almeno finché ogni traccia della pandemia non ci avrà lasciato da almeno un paio di mesi. E anche dopo, le precauzioni e lo stato virtuale di allerta stenteranno a placarsi, perché al minimo accenno di ricomparsa della “bestia”, rischieremmo di vedere nuovamente fermarsi tutto. E sarebbe una immane sciagura dalla quale sarebbe estremamente difficile riscattarsi.

E in campo? Niente abbracci, solo gol…

Ma consideriamo anche loro, i calciatori, i protagonisti in campo dello spettacolo che ci appassiona:  mai prima d’ora era accaduto che dovessero sospendere attività, allenamenti, routine fisico-atletica per un periodo così prolungato. Come reagiranno alla ripresa agonistica? Concordo con quanto già temono in molti: società e tecnici delle squadre più quotate e impegnate nella rincorsa a trofei e salvezza, tenderanno a spingere al massimo i motori alla ripartenza, nel tentativo di sorprendere l’avversario nel rush finale dei vari tornei ancora in sospeso. Ma il nuovo calendario proposto dalla federazione ha già scatenato proteste e polemiche sui turni troppo ravvicinati, a partire dalla prossima fase finale di coppa Italia. Ci saranno novità sul regolamento, e anche nei turnover in partita, con i cambi che passeranno da 3 a 5, e questo era uno dei primi passi logici visto lo scoppiettante susseguirsi di incontri per terminare i tornei ad Agosto, ed assegnare i titoli in un periodo climatico che generalmente è caratterizzato da temperature non proprio ideali, per giocare al calcio. Il rischio, non da poco, è che molti giocatori potrebbero essere soggetti a stress generico supplementare, e non reggere la condizione (già probabilmente non ottimale) per i restanti 12 turni fino alla fine delle competizioni, andando incontro a possibili risentimenti e infortuni che ne condizionerebbero i risultati personali e di squadra. In particolare, protagoniste  come l’Inter e l’Atalanta, saranno soggette a ulteriori sforzi avendo da recuperare incontri rinviati già prima della pandemia, e c’è attesa per capire come reagiranno alla sequenza ravvicinata che seguirà questa prima fase di riavvio, con 4 recuperi in sospeso della 25a giornata, dal 20 al 22 Giugno: oltre alle sfide tra  Inter – Sampdoria e Atalanta- Sassuolo, si giocheranno anche Torino-Parma e  Verona-Cagliari. Ma prima, tra pochi giorni ci saranno le sfide di Coppa Italia tra Napoli e Inter, e tra Juventus e Milan, con le semifinali di ritorno del 12 e 13 Giugno e finale il 17. E per ridurre l’affaticamento, è prevista l’abolizione dei tempi supplementari, solo calci di rigore in caso di parità al 90°.  Da questi primi scontri, emergeranno  conferme o sorprese? Troveremo un calcio diverso e scenari inediti, a parte il divieto di abbracci e ammucchiate dopo i gol? Per le risposte, attendiamo il primo fischio dell’arbitro, e buona partita a tutti!

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